Corriere della Sera, 18 novembre 2018
Di Battista e le lodi al papà: «È un fascista liberale»
La nostalgia di casa si fa sentire. Ed evidentemente anche quella della famiglia, visto che Alessandro Di Battista si esprime in termini affettuosi verso il padre Vittorio. Dal Nicaragua, il Che a 5 Stelle si lascia andare in un’intervista al canale Nove di Discovery Italia e va in scivolata su un ossimoro politico decisamente innovativo: «Mio padre è il fascista più liberale che io conosca». Nello specifico spiega: «Mio padre provoca: è nel suo carattere. È una persona onesta. Io lo stimo tanto perché mi ha insegnato questa irriverenza. Penso sia la persona più liberale, nel senso buono del termine, che io conosca: un fascista, come si definisce lui, che vuole che la Chiesa paghi l’Imu, un fascista d’accordissimo con le unioni civili, anti-imperialista, molto più amante del Che che di Berlusconi o Bolsonaro. Un personaggio molto particolare». Decisamente particolare. Disse a D’Alema: «Vecchio porco». Insulta volentieri i giornalisti (ma su questo è in linea con i 5 Stelle). Pochi giorni fa, al Circo Massimo, spiegò: «Salvini è di destra ma io sono fascista. Se mi danno il potere assoluto per sei mesi, risolvo tutti i problemi d’Italia». Nel frattempo, tocca al figlio. Presto tornerà in Italia, ma la situazione rispetto alla campagna elettorale è molto cambiata. Molte promesse sono finite in soffitta. E Di Battista è l’unico per ora ad ammetterlo, pur accusando la Lega: «Dissi che avremmo bloccato la Tap in due settimane, se fossimo andati al governo. Poi non ci siamo andati da soli. Ma chiedo scusa a tutti i cittadini salentini perché li ho illusi. Mi merito di essere messo al chiodo». Mea culpa con cilicio che non intenerisce Salvini: «Invidio profondamente Di Battista che mi redarguisce dalle spiagge del Guatemala».