Corriere della Sera, 18 novembre 2018
Le fiamme in Campania sono una strategia per rallentare gli impianti
NAPOLI Quando la spazzatura comincia a bruciare è un brutto segno. Innanzitutto perché vuol dire che ce n’è abbastanza in giro da consentire a qualcuno di appiccare gli incendi, e poi perché ogni emergenza è cominciata così, con i roghi nelle strade. Pure la Terra dei Fuochi deve il suo nome ai falò di immondizia che trasformavano centinaia di discariche abusive in cumuli di cenere e avvelenavano sia l’aria che i terreni. E quella è un’emergenza che è cominciata alla fine del secolo scorso e non è ancora finita.
Ora gli incendi stanno tornando. L’ultimo l’altra notte a Torre del Greco, la cittadina (quarto comune campano per numero di abitanti) dove il parco donato alla comunità dal primo presidente dell’Italia repubblicana Enrico De Nicola, che lì trascorse gli ultimi anni della sua vita, è diventato nel 2012 un’isola ecologica, tra l’altro nei giorni scorsi anche piena di spazzatura perché la raccolta non sta funzionando. In un’altra zona del paese, nella notte tra venerdì e ieri, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco perché le fiamme appiccate alla spazzatura accumulata nei pressi di alcune palazzine popolari e di un’area giochi dove nessun bambino ormai va più, stavano diventando pericolose per gli abitanti. Se sia stato il gesto incosciente (e ignorante) di qualcuno che riteneva così di fare piazza pulita di tanta immondizia, o se si sia trattato piuttosto di un primo assaggio di quella che in altre stagioni di crisi è stata una strategia criminale ben pianificata, è ancora presto per dirlo. C’è una indagine avviata dai carabinieri, ma soprattutto saranno cruciali i prossimi giorni: se la spazzatura tornerà a bruciare sarà evidente che quel rogo non è stato un gesto isolato e che c’è invece qualcuno pronto a cercare di trasformare in emergenza sociale una crisi che in questa fase, riguardando un solo comune, può ancora facilmente essere fermata.
Altri segnali inquietanti, però, stanno arrivando da settimane, se non da mesi, e sempre di incendi si tratta. Negli ultimi tempi sono andati a fuoco, in rapida successione, i piazzali-deposito degli Stir (gli impianti dove i rifiuti vengono triturati e imballati) di Battipaglia, Caivano, Casalduni e agli inizi di novembre anche Santa Maria Capua Vetere. Una escalation di azioni chiaramente dolose sulle quali indagano diverse procure. Ancora non è stato stabilito se rientrino o meno in un’unica strategia, ma certamente tutti quegli incendi hanno in comune la conseguenza di rallentare il funzionamento degli impianti colpiti e di mettere una zeppa, piccola o grande che sia, nel delicatissimo ingranaggio del ciclo dei rifiuti. Dove l’esperienza insegna che basta pochissimo per far saltare tutti gli equilibri.