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 2018  novembre 18 Domenica calendario

Biografia di Silvano Campeggi

Tante idee geniali.Il volto di Leslie Caron trasformato in puntino sulla prima «i» del titolo «Gigi», i quattro cavalli bianchi sullo sfondo rosso fuoco di Ben Hur, i primi piani sognanti di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, intramontabili protagonisti di Casablanca. Parlare oggi di film pubblicizzati da cartelloni dipinti a mano significa andare a scavare in un remoto passato archeologico, «un tempo in cui il cinema iniziava fuori dalle sale, per strada. A ogni angolo delle città c’erano manifesti di film che coprivano le macerie della guerra appena finita. La gente li guardava, dal basso all’alto, davanti ai cinema, sognando di entrare».
A quell’epoca lontana e al suo protagonista Silvano Campeggi è dedicato il documentario di Simone Aleandri As Time goes by L’uomo che disegnava sogni, prodotto da «Clipper Media» presentato in anteprima all’ultima Festa di Roma, e in arrivo nelle sale (distribuito da Istituto Luce) all’inizio del prossimo anno. Fiorentino, classe 1923, scomparso nell’agosto scorso, Campeggi ha nutrito la fantasia di eserciti di spettatori e, siccome il mondo è piccolo e i toscani bravi sono tanti, succede che tra questi ci sia Carlo Conti, un fan di vecchia data che, del celebre cartellonista, conserva memoria viva e diretta: «Ho avuto più volte l’onore di incontrarlo, lo chiamavano Nano, ma in realtà era un gigante. Pensi che, solo di recente, ho scoperto che sulla copertina dell’album dei Pink Floyd Ummagumma c’è una piccola riproduzione di quel poster di “Gigi”, un omaggio alla sua speciale inventiva».
Trascorrere una serata insieme a Campeggi è sempre stato, per Carlo Conti, un gran piacere: «Quando ci sono state cene in cui ci siamo riuniti tutti, lui non mancava mai, sentiva forte il legame con la nostra fiorentinità ed era contento che la portassimo in giro per il mondo, con orgoglio». Di Campeggi, artista prolifico, autore di oltre 3000 manifesti per tutte le più importanti case di produzione americane, Warner Bros, Paramount, Universal, Columbia, United Artists, 20th Century Fox, Conti ha ammirato «i tratti grafici particolari. L’ho scoperto tardi, ma quando per la prima volta ho visto il suo manifesto di Colazione da Tiffany e di Cantando sotto la pioggia, ho capito che si trattava di vere opere d’arte. Campeggi raccontava i film, i suoi disegni ne offrivano sintesi perfette e ti facevano venire la voglia di vederli».
Riguardarli oggi fa impressione: «Quel mondo – osserva Conti – aveva un fascino diverso, e poi colpisce ripensare a tutto quello che Campeggi ha attraversato. Nell’arco della sua vita è passato dal lapis alla grafica computerizzata». La stima non ha prodotto spinte all’emulazione: «Per quanto mi riguarda – confessa il conduttore -, nel disegno sono rimasto a quando ero bimbo, faccio ancora gli omini con le stanghette al posto di braccia e gambe».
Per scegliere quale film vedere Conti si affida oggi soprattutto al «passaparola, per me è fondamentale, e poi, naturalmente, contano i nomi dei registi e degli interpreti». Inutile aggiungere che, quando in ballo ci sono i suoi colleghi, lo «spirito di squadra» si fa sentire: «Con Panariello e Pieraccioni abbiamo proposto il nostro spettacolo nei Palazzetti per 17 volte, e, tutte le sere, abbiamo fatto il tutto esaurito. Adesso, dal 28 dicembre al 13 gennaio, lo riproponiamo in una versione più raccolta nei teatri, a iniziare dal “Verdi” di Firenze. E poi ora Leonardo esce con il suo nuovo film, sono certo che funzionerà, è più reale, più adatto ai suoi 50 anni».
Peccato che, per lanciarlo, Campeggi non possa ricorrere a una delle sue intuizioni: «Il documentario – dice il regista Aleandri – è un viaggio parallelo nell’esistenza del protagonista e nell’immaginario del Ventesimo Secolo». Un modo per ricordare, come dicono i versi della canzone di Casablanca citata nel titolo che «...le cose fondamentali rimangono, anche con il passare del tempo».