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 2018  novembre 18 Domenica calendario

La protesta in Francia contro l’aumento del prezzo della benzina (i giubbotti gialli)

Un movimento nato dal nulla. O meglio, da un video che Jacline Moraud, finora sconosciuta, dalla sua casetta in fondo alla Bretagna, ha postato su Facebook il 18 ottobre scorso. È stato visto più di sei milioni di volte: la donna se la prendeva con Emmanuel Macron per il caro benzina. Ebbene, senza l’organizzazione di partiti o sindacati (che ormai in Francia non riescono più a trascinare le folle nelle piazze), ieri, grazie a un passaparola sui social network (e una buona dose di rabbia sociale), 282mila persone hanno manifestato per le strade e bloccato il traffico in più di 2mila punti.
Sono i dati del ministero degli Interni, forse sottostimati e già inaspettati. A protestare sono i «giubbotti gialli»: si fanno chiamare così, perché indossano la pettorina di quel colore, obbligatoria in caso di sosta d’emergenza. Sì, gli automobilisti e i motociclisti arrabbiati. «E non ci sono dubbi: il movimento ha avuto successo – ha sottolineato Jean-Marie Pernot, politologo dell’Ires -. Ora vedremo se s’inventeranno qualcosa per mantenere forte la pressione». Sono già previsti nuovi blocchi per oggi. Comunque, le cifre di ieri portano anche qualche brutta notizia: in 52 sono stati fermati dalla polizia. E si contano 277 feriti e addirittura una persona morta. A Pont-de-Beauvoisin, nella Savoia, una donna stava portando la figlia all’ospedale. La sua macchina è stata circondata da alcuni «gilets jaunes». Lei si è fatta prendere dal panico, ha spinto sull’acceleratore e ha travolto una manifestante, di 63 anni, poi deceduta.
Ieri forte tensione anche all’imbocco del traforo del Monte Bianco, bloccato per alcune ore, e a Parigi sugli Champs-Elysées e intorno all’Eliseo, la residenza di Macron, dove la polizia ha lanciato i lacrimogeni. Ma il grosso delle proteste si è svolto nella Francia profonda: in quella rurale o periurbana, dove si viaggia in macchina, anche su lunghe distanze, per andare a lavorare, a scuola o per raggiungere un ospedale. Stavolta non è tanto la banlieue a manifestare, ma il ceto medio impoverito dopo la crisi del 2008. Jacline, la signora del video, non arriva a mille euro a fine mese. Il tasso di disoccupazione sta calando sotto Macron, ma lentamente (9% a settembre, contro il 10,1% in Italia ma il 5,1% in Germania). Il gasolio è aumentato di 31 centesimi dal maggio 2017 (è diesel il 60% delle auto in Francia) e la benzina di 19. Questa costa 1,54 euro, tra i prezzi più alti d’Europa, ma è l’Italia (1,65) a detenere il triste primato.
Il governo di Edouard Philippe si difende giustificando gli aumenti con l’applicazione della «carbon tax», a fini ecologici. Ma il caro benzina è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Intanto i partiti politici, anche d’opposizione, sono spiazzati, ma cercano di cavalcare il fenomeno. Marine Le Pen ha detto di appoggiarlo. Ai blocchi in strada, però, non si è fatta vedere.