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 2018  novembre 07 Mercoledì calendario

Nei fast food a friggere patatine adesso ci sono i nonni

Nella Fast Food Nation, la “meglio” gioventù inizia a 60 anni, dietro il bancone di un ristorante o di uno snack bar a friggere patatine, cappellino con visiera e salsine alla mano. Succede anche questo nell’America del boom economico trumpiano e della demografia che cambia: eravamo abituati ai ristoranti di cibo pronto e veloce affollati di teenager che prendono ordinazioni, un modo per pagarsi gli studi o guadagnare in attesa di lavori migliori, dell’adolescente o giovane ventenne che si dà da fare per costruire il suo futuro il cinema ne ha fatto un’icona anche del” sogno americano”. E invece le catene di fast food hanno preso a cercare personale senior e il fenomeno si inizia a notare anche in altri settori, come il trasporto aereo.
Stevenson Williams, 63 anni, ha raccontato a Bloomberg la sua storia: dopo aver lavorato una vita come operaio edile, oggi gestisce una sede di Church’s Chicken a North Charleston, nel South Carolina, 13 dipendenti, fino a 70 ore di lavoro settimanali. «Stare seduto mi faceva sentire vecchio. Per un po’ si può fare. Mi diverto a Church’s chicken. Mi piace l’atmosfera, mi piacciono le persone».
Del resto per ristoranti come Bob Evans o catene come McDonald’s assumere personale over 50, o meglio ancora pensionato, è più che conveniente: non hanno ambizioni di carriera e spesso nemmeno la necessità di uno stipendio pieno, visto che percepiscono già l’assegno dallo stato. In sostanza: costano meno, hanno meno pretese e si divertono di più. I responsabili delle risorse umane dei fast food vanno a reclutarli nelle chiese e nei centri per anziani. Mc Donald’s ha confermato al quotidiano americano che sarà la sua prossima campagna acquisti invernale. Ma ci sono anche altre ragioni che spiegano il cambio di prospettiva dei datori di lavoro. La prima è quella che gli americani chiamano “labour shortage”, la carenza di manodopera. A ottobre negli Stati Uniti la disoccupazione è scesa al 3,7%, vuol dire quasi piena occupazione, con un tasso fisiologico di persone che non sono occupate ma presto potrebbero esserlo. Le aziende fanno fatica a trovare personale, soprattutto se le paghe sono basse, e questo spiega per esempio anche perché Amazon qualche settimana fa ha deciso di alzare il salario orario: una competizione a rialzo con i concorrenti per accaparrarsi i lavoratori in vista del periodo natalizio. “Carenza”ha un’accezione negativa, ma per i lavoratori è solo una buona notizia, perché significa che è più facile trovare lavoro, soprattutto per i giovani che ne cercano uno ben pagato. L’altra ragione ha a che fare con la demografia. L’aspettativa di vita si è allungata, sempre più persone sopra i 60 anni continuano a lavorare per parecchio tempo ancora, in molti casi anche per rimpinguare una pensione esigua. L’anno scorso il Washington Post pubblicò un articolo dal titolo eloquente – “La nuova realtà dell’essere anziani in America” – in cui spiegava come il numero di over 65 disposti a lavorare e in cerca di lavoro sia aumentato negli ultimi anni: «Le persone vivono vite più lunghe e costose, spesso senza una buona rete di sicurezza», scriveva il quotidiano. «Di conseguenza, un numero record di americani di età superiore ai 65 anni continua a lavorare – quasi 1 su 5. Una percentuale aumentata costantemente nell’ultimo decennio, e a un ritmo molto più rapido rispetto a qualsiasi altra fascia d’età. Oggi lavorano 9 milioni di anziani, contro i 4 milioni del 2000». Lo Us Bureau of Labour Statistics dice che il numero di americani tra i 64 e i 74 anni che ancora lavorano salirà del 4,5% in dieci anni, dal 2014 al 2024.