Il Sole 24 Ore, 6 novembre 2018
Le banche spingono per le nozze tra Berlusconi e Bouygues
C’è un matrimonio che «s’ha da fare» nel mondo della televisione, quello tra Mediaset e Tf1. Un asse strategico Italia-Francia incardinato sulla tv generalista. Ripudiata sull’altare la sposa pay tv Premium da Vivendi, e saltato l’accordo strategico tra Vincent Bollorè e Silvio Berlusconi, con tanto di scalata ostile da parte del finanziere francese e causa miliardaria per risarcimento danni, per Mediaset il tema strategico è mettere in piedi una tv paneuropea; e alle banche d’affari piace molto l’idea di un matrimonio tra la famiglia Berlusconi e l’imprenditore Martin Bouygues, il patron del canale francese. A Cologno Monzese, non è un mistero, Piersilvio Berlusconi da tempo sta studiando un progetto televisivo internazionale. Anche perché c’è da fermare l’assalto delle «Nuove Tv» che arrivano dagli Usa e che nel 2017 ha portato i telespettatori per la prima volta sotto i 10 milioni al giorno.
Ormai è una guerra per catturare l’attenzione di persone, bombardate da social media: la tv generalista, data per morta troppe volte e con troppa fretta, è ancora viva e vegeta. Ma è anche vero che, a tendere, ha bisogno di alleanze e nuova struttura, non più nazionale. Lo sanno bene anche in casa Berlusconi: di qui l’idea di una piattaforma internazionale, la Netflix del Vecchio Continente, che si contrapponga allo strapotere delle major americane. Già lo scorso ferragosto erano circolate voci di un incontro a Villa Certosa,in Sardegna, tra il patron Silvio in persona (tuttora proprietario del 50% di Fininvest) e il magnate parigino Bouygues, per via di una foto pubblicata su Instagram da Flavio Briatore. Da allora, il dossier sembra essersi rallentato a Cologno se non fosse che di recente, alcune banche d’affari si sono di nuovo fatte avanti per caldeggiare un matrimonio Berlusconi-Bouygues: TF1 è il primo canale televisivo d’Oltralpe per ascolti ed è un’azienda privata. È insomma la Mediaset di Francia. L’unione dei due broadcaster potrebbe mettere a fattore comune molti aspetti industriali, come le produzioni originali, la riduzione dei costi e una parziale sinergia sulla raccolta pubblicitaria.
L’altro nome su cui Piazza Affari ragiona da tempo è ProsiebenSat1, la tv tedesca. Un fidanzamento italo-francese, però, potrebbe avere più senso perché i due promessi sposi hanno analogie: a differenza di Mediaser e Tf1 ProsiebenSat1 è una public company. Sul piano della governance, aspetto non secondario, sarebbe più facile trovare un accordo. Peraltro, le due tv fanno già affari insieme: Mediaset e Tf1 hanno acquisito una partecipazione in Studio 71, il principale multichannel network in Europa (tra i primi 5 al mondo) controllata, guardacaso, proprio da ProSiebenSat, con un investimento di 50 milioni. Francia o Germania, negli uffici di Cologno Monzese le bocche sono cucite; ma i banchieri d’affari tifano per un fidanzamento sotto la Tour Eiffel.
Al giro di boa di metà anno, Mediaset ci è arrivata con ricavi stabili a 1,84 miliardi di euro, un risultato operativo di 172 milioni di euro (-18,3%) e un utile netto di 42,8 milioni di euro (-42,5%). Dopo il boom dei Mondiali, una scommessa vinta da Piersilvio Berlusconi e senza i quali il giro d’affari sarebbe stato in calo, Mediaset non ha goduto, per ora, di un effetto trascinamento sullo share, ma la pubblicità ha il segno più davanti (si veda altro articolo in pagina). Impegnata nella battaglia dello share, da cui è sempre uscita vincente negli ultimi 20 anni, Mediaset ha anche altri fronti caldi: torna sotto i riflettori il dossier Vivendi, ammesso che sia mai passato in secondo piano. I francesi sono tornati all’attacco, chiedendo l’annullamento di una parte dell’assemblea degli azionisti dello scorso giugno.