il Giornale, 6 novembre 2018
Quelli che decidono di farsi ibernare
Parlano del congelamento del loro corpo e del risveglio fra trecento anni come fossero le cose più normali del mondo. E mentre tu pensi di avere a che fare con dei marziani, loro ti spiegano tecniche, prospettive, cavilli legali, dando alla più quotata delle trame di fantascienza un aspetto reale e credibile.
Sono i futuri ibernati. Uomini e donne che hanno stipulato contratti da pagare a rate per fare in modo che, una volta morti, il loro corpo venga portato in uno dei tre centri specializzati in criopreservazione. Ce ne sono due in America (l’Alcor in Arizona e il Cryonics institute a Detroit) e uno a Mosca, il CryoRus. Lì nessuno garantisce la certezza del risveglio, ma chissà... La scienza fa passi da gigante e si spera che nei prossimi due-trecento anni si trovi il modo di far rivivere le persone morte secoli prima.
In Italia, dove finora hanno deciso di sfidare la morte una decina di persone, esiste la Aicev, associazione italiana crionica ed estensione della vita. Beninteso, nulla a che vedere con una setta. Piuttosto è un ritrovo di fedelissimi della scienza, talmente tanto da credere che ci sia davvero un’alternativa. Il gruppo, che dà tutte le informazioni sulle procedure a chi fosse interessato, sostiene che prima o poi si riuscirà a effettuare un recupero delle funzioni vitali. «La crionica – spiegano i seguaci del bis alla vita – è una procedura razionale e scientifica, non un miracolo religioso. Ma per capire bisogna anticipare che c’è una sostanziale differenza tra la morte biologica e quella legale. Cioè la morte non è un processo istantaneo, come spegnere una lampadina, ma graduale. Grazie al congelamento si possono rendere recuperabili le attività del cervello».
«È un po’ come quando ci si rompe l’hard disk del nostro computer – spiega sul sito Aicev Daniele Chirico, medico chirurgo in lista d’attesa per essere ibernato -. Tutti i dati sembrano essere andati persi ma se portiamo il computer da un bravo tecnico informatico, lui spesso riesce a (...)
(...) recuperarli tutti o in gran parte». Quindi non è detto che un domani, molto lontano, i corpi ibernati non possano riaprire gli occhi con tutta la «scheda di memoria» intatta.
SECOLI A TESTA IN GIÙ
La procedura di ibernazione inizia appena il cuore smette di battere (a patto che la morte non sia stata violenta) prima che sia dichiarata la morte cerebrale. Una volta attivata la ventilazione artificiale, il sangue viene estratto («lo mettono in un’ampolla che resterà a fianco della nostra cella» racconta Vitto Claut, il primo ad avere chiesto di essere ibernato). Nelle vene viene iniettata una sostanza che protegge i tessuti dal congelamento e poi si procede con l’abbassamento della temperatura, fino a -196 gradi.
Il corpo viene conservato a testa in giù all’interno di un tewar, una cisterna piena di azoto liquido. Una volta rinati, gli ibernati potranno essere curati dalla malattia che li ha uccisi, perché si spera che un domani verranno trovate le cure. E ritroveranno la stessa identità e forse anche i ricordi lasciati nel loro passato.
Al momento i centri autorizzati a «ridare la vita» sono solo tre ma stanno aumentando le agenzie di pompe funebri che si occupano del pronto intervento post mortem per trasportare le salme nelle condizioni giuste per il congelamento secolare. Una fase estremamente delicata perché deve far fronte all’imprevedibilità della morte e rispettare ogni passaggio senza perdere nemmeno un minuto. Tra queste agenzie c’è anche una società calabrese, la Polistena human criopreservation, che si è inserita nel business della resurrezione stipulando un accordo con l’istituto russo KrioRus. Qui si è rivolto anche il primo degli ibernati italiani, Aldo Fusciardi, imprenditore di Cassino morto di infarto nel 2102. In tutto sono 377 le persone al mondo che già stanno aspettando l’immortalità in freezer e duemila quelle che hanno già sottoscritto contratti da 160-200mila dollari per essere congelati una volta morti.
ILLUSIONE IRREALIZZABILE?
A sentire la comunità scientifica, il dubbio viene eccome: e se fosse tutta una truffa spilla-soldi, o semplicemente un’illusione irrealizzabile ma ben confezionata?
«Non abbiamo la tecnologia adatta per realizzare tutto ciò – confuta le teorie Maurizio Genuardi, direttore Genetica medica al Policlinico Gemelli di Roma -. La soluzione crioprotettiva che, per capirsi, potremmo definire come un anti congelante del corpo, funziona con le cellule in sospensione ma non con quelle organizzate in strutture complesse come il corpo umano. Non abbiamo la garanzia che questa sostanza penetri in tutti i tessuti, a cominciare dal sistema nervoso. Anche ammesso che il liquido penetri, non c’è alcuna evidenza scientifica».
Non importa, il popolo che punta a rivivere nel futuro, non si fa intimorire e ricorda che «cani e scimmie sono stati criopreservati e poi rianimati con successo». Per spiegare meglio un concetto fantascientifico – e cioè quello della rinascita – i soci dell’Aicev puntualizzano: «Noi consideriamo la crionica come una nuova e avanzata forma di medicina: il paziente ibernato non è morto ma è semplicemente in uno stato comatoso, un crio-coma. I progressi scientifici suggeriscono che le malattie più gravi, vecchiaia compresa, potrebbero essere eliminate nei prossimi cento anni. Se ciò avverrà, magari potremo vivere in ottime condizioni per secoli».
In attesa dell’ibernazione, ognuno continua a sognare e a strutturare il suo testamento, a modo suo. Ad esempio Alba Ramon Cazorla, membro della fondazione spagnola «gemella» all’associazione Aicev, chiederà nel contratto di essere svegliata fra 50 anni. «Sono un tipo impaziente io e molto curiosa – ci spiega -. Non ho voglia di aspettare troppo a lungo. Vorrei potere beneficiare di tutti i progressi che farà la scienza. Una vita sola non basta, non consente di sviluppare appieno il nostro potenziale». Vitto Claut ha accettato di restare nella cisterna un po’ di più. All’estero qualcuno ha voluto congelare la propria bambina, morta a due anni per un male incurabile, nella speranza che possa vivere. Un giorno.
E tutti quelli che hanno scelto questa via non sono mica matti fanatici di film di fantascienza. No, la loro convinzione è molto più radicata e intima. E tutti sono certi che la crionica nulla abbia a che vedere con una truffa: «I fondi delle organizzazioni – spiegano i soci Aicev – sono investiti esclusivamente nella cura dei pazienti e nel mantenimento delle organizzazioni. Qui spesso i direttori e gli impiegati offrono gratuitamente il loro tempo e le loro competenze». Trovare un comune denominatore fra tutti quelli che in qualche modo rimandano l’appuntamento con l’aldilà non è facile. Ma c’è un tema ricorrente: il desiderio di andare oltre se stessi. «L’ombra della morte è la paura più diffusa e si declina in varie forme a seconda della cultura e del credo – cerca una spiegazione Luca Pezzullo, psicologo esperto di emergenze e fenomeni di massa -. Il desiderio di rivivere è una negazione dei limiti della propria esistenza, anelando una sorta di immortalità. Oppure può essere la ricerca inconscia di una seconda chance, un po’ come avviene nei videogiochi, in cui si muore e si rinasce, ripartendo da zero».
I CAVILLI LEGALI
In attesa della «vita bis», i membri dell’associazione che si occupa di «estensione della vita» stanno cercando di portare a termine una missione in questa, di vita. Cioè sensibilizzare il Paese sul tema dell’ibernazione, sfida assai difficile in Italia. Ma il gruppo non cerca affatto lo scontro con i fondamenti religiosi, si accontenterebbe di modificare la legge e magari un giorno di inserire la crionica nelle voci del biotestamento, come diritto per chi lo desidera. A oggi invece scegliendo la strada del congelamento, è come se si violasse post mortem la legge. In teoria bisogna rispettare un periodo di osservazione del cadavere di 24 ore prima di emettere il certificato di morte ma il trattamento va iniziato immediatamente dopo il decesso per non compromettere sistema cerebrale, nervoso e tessuti. Pazienza, gli ibernati lasceranno nel loro testamento predisposizioni per pagare le sanzioni previste per la violazione del Dpr 285/1990. Con la speranza di non vedersi recapitare nel futuro la cartella esattoriale. Le more sarebbero un po’ tantine.