Corriere della Sera, 6 novembre 2018
Ciprì e Maresco, quando la Rai proponeva una tv coraggiosa
Domenica sera, «Blob» ha riproposto in apertura alcuni frammenti di «Cinico tv», catalogo di immagini «schifose» che Ciprì e Maresco hanno collezionato tra il 1992 e il 1996 (Rai3, ore 20.30). Ma com’erano avanti, ma che tv allora la Rai proponeva!
L’occhio impietoso di Ciprì e Maresco esprimeva un’alterità al cui confronto lo «schifo» di oggi (le risse, i talk, i tronisti, gli show del dolore e dell’orrore) pare uno spettacolo da baraccone, troppo recitato perché risulti credibile. I personaggi che allora sfilavano in uno scenario di rovine mettevano davvero in gioco la loro vita, cercavano di farla sopravvivere, combattendo contro il prolasso degli organismi, l’ebetudine dei discorsi, i suoni gutturali che accompagnavano ogni scena.
Era una tv coraggiosa, per chi la faceva, per chi la metteva in onda, per chi la guardava. Fra muri diroccati, periferie desolanti, discariche di una Palermo saccheggiata e sfigurata, una piccola compagnia stabile di «condizioni penose» recitava la propria disperazione. Gli ospiti del «Ciprì e Maresco Show» erano tre o quattro campioni dello sconforto: l’arzillo vecchietto di Borgo Vecchio sempre in tenuta da ciclista, il mitico Carlo Giordano, un aspirante cantante e un aspirante invalido. Il loro compito di operatori ecologici dell’etere consisteva nel nullificare il cinismo di molte trasmissioni. Il loro malinconico travaglio era ciò che ci preservava dall’illusione. Ogni inquadratura, nella sua intollerabile bruttezza, ci dice ancora che le turbe, i dolori, gli sgomenti da cui le terapie tv vogliono liberarci, costituiscono un patrimonio da tutelare.
Oggi non si fanno più programmi come «Cinico tv»: la paura degli ascolti, l’insipienza di molti direttori di rete, la concorrenza del web (dove in parte si è trasferita quella forza dissacrante?), ci regalano una tv anemica e irreale.