Corriere della Sera, 6 novembre 2018
Kiel applaude l’opera di Tutino sulla sconfitta tedesca del 1918
Kiel (Germania) Se l’ammutinamento di Kiel fu un atto di tradimento meritevole di corte marziale o un atto eroico che salvò migliaia di soldati della marina tedesca, destinati a morte certa contro l’assai più potente marina inglese, è materia per gli storici. Fatto sta che l’episodio, risalente ai primi di novembre 1918, segnò l’epilogo della Grande Guerra e che oggi, cent’anni dopo, è commemorato in Germania.
In particolare proprio nella baltica Kiel, dove il locale teatro d’opera mette in scena un’opera commissionata ad hoc, non a un compositore di casa ma all’esperienza teatrale di Marco Tutino. È in tedesco (fatto raro ma non unico per i compositori italiani) e s’intitola Falscher Verrat (Falso tradimento). In essa, l’episodio storico costituisce lo sfondo di un triangolo amoroso: non quello classico dove lui e lei si amano e l’altro è il cattivo ma quello del duplice eppur sincero amore di una prostituta per il capitano e un marinaio della nave ammutinata. L’epilogo è tragico ma, inaspettatamente, non del tutto.
Fedele a una drammaturgia narrativa, Tutino ha lavorato su un dramma ben congegnato in quanto alla trama ma un po’ piatto in quanto alla realizzazione librettistica di Luca Rossi e Wolfgang Händler: tutto infatti è bianco o nero, tutto è detto, e l’indagine psicologica, necessaria in questo tipo di drammaturgia, ne risente non poco.
Le qualità migliori vengono però dalla musica, perché sa raccontare una storia e perché, sia nell’intreccio tematico e armonico sia nella strumentazione, è di qualità certamente superiore a quella dei primi lavori del compositore che, composti negli anni Ottanta, ai tempi della «guerra» avanguardia vs tradizione, avevano goduto di notevole notorietà. Diretta da Georg Fritzsch, l’orchestra di Theater Kiel, curiosamente collocata in una buca profonda come solo a Bayreuth, rende peraltro giustizia alla partitura di Tutino: sa essere protagonista nelle scene così come sa accompagnare i numeri musicali veri e propri (arie, cori e duetti) che costituiscono le anse liriche del flusso musicale. Di quest’ultimo, le citazioni del God Save the Queen britannico e dell’Internazionale socialista costituiscono invece gli ingredienti «esterni», nella riuscita scena della rivolta. Buono l’apporto della compagnia di canto, formata da Tomohiro Takada (un ottimo capitano), Michael Müller-Kasztelan (il marinaio), Agnieszka Hauzer (la prostituta) e Tatia Jibladze (moglie del capitano nonché figlia dell’ammiraglio).
Un taglio finto-moderno, in realtà didascalicamente illustrativo, caratterizza invece la regia di Daniel Karasek. Teatro al gran completo e molti applausi.