Corriere della Sera, 6 novembre 2018
La casa di moda di mr Yoox: aiutati dai robot e dai big data
Federico Marchetti vent’anni fa esatti è stato il primo imprenditore a credere che la moda – abiti e accessori spesso molto costosi – si potesse tranquillamente vendere e comprare online, come qualunque altro prodotto. La sua startup incontrò scetticismo da parte delle case di moda («La gente vuole provare i vestiti nelle boutique prima di comprare») e degli investitori, ed è un peccato perché in tanti rifiutarono di supportare una startup diventata rapidamente un «unicorno», fenomeno raro nel business digitale e mai sentito prima in Italia, cioè un’azienda che da zero supera il miliardo di fatturato (nel 2017 Yoox Net-a-Porter Group di cui Marchetti è fondatore e ceo ha avuto ricavi netti pari a 2,1 miliardi di euro).
«È il nostro destino fare da apripista, evidentemente», sorride Marchetti, che puntò forte sul commercio via cellulare prima che fosse inventato l’iPhone. L’ultima idea di Marchetti è semplice: «Disegnare e realizzare in Italia, e vendere a prezzo ragionevole, vestiti che i clienti vorrebbero trovare ma al momento non trovano».
Come fa a sapere cosa vogliono i «client» della moda? Semplice: Marchetti ha un archivio digitale tanto grande che neppure lui (che da ex bocconiano ed ex Columbia ama i numeri) riesce a misurare. Diciott’anni di dati, tutto quello che i clienti hanno scelto, comprato, provato, restituito, i tempi trascorsi su ogni singola pagina (l’anno scorso Marchetti ha accolto un miliardo di visitatori digitali). «Dati impossibili da sintetizzare per noi umani, ed è qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale», racconta. Intelligenza artificiale che ha analizzato e «digerito» quella mole mostruosa di informazioni e l’ha trasmessa all’ufficio stile di Yoox, che ha realizzato la prima collezione figlia di «big data» e dell’intelligenza artificiale mai realizzata da mani umane, «8 by Yoox». La collezione autunno/inverno 2018-19 debutta online su Yoox da oggi, e la primavera/estate 2019 verrà presentata a gennaio. «È la frontiera tra umano e digitale che mi è sempre interessata: è stato semplice per esempio scegliere di bandire la pelliccia dal nostro sito, tre quarti dei 26mila client da noi interpellati preferivano questa scelta etica, il feedback è costante ma in questo caso l’ingegno umano non bastava, ci voleva bilanciamento con tecnologia e big data e intelligenza artificiale. Ma bilanciare questi due mondi è per me straordinariamente interessante: già nel nome che scelsi vent’anni fa, Yoox. Le lettere “y” e “x” dei cromosomi e il doppio 0 del codice binario».
Sono numeri giganteschi anche quelli del nuovo accordo tra Yoox Net-a-Porter Group e il colosso dell’e-commerce cinese Alibaba: le due aziende stanno costruendo una joint venture appena annunciata – svilupperà anche app per smartphone – che apre al mercato del lusso nuove prospettive (il Luxury Pavilion, piattaforma esclusiva di Alibaba dedicata al lusso, lancerà i multimarca del gruppo Yoox e Mr Porter).
«La reazione dei marchi è stata straordinariamente positiva – continua Marchetti —, abbiamo fatto da apripista mettendo in piedi un ambiente protetto su Alibaba per continuare a proteggerli, questi marchi, come abbiamo fatto per 19 anni. Il nostro è un metodo, prima di ogni altra cosa».
Un altro esempio? «I nostri magazzini vengono gestiti da robot che vanno a 200 all’ora. Ma poi il nastro del pacchetto che riceve il cliente di Mr Porter (piattaforma maschile di Yoox Net-a-Porter, ndr) è legato a mano, da una persona umana. Non da una macchina». Proprio tutti se ne accorgono? «Secondo me sì, c’è un tocco diverso, quello della mano, che tutta l’intelligenza artificiale del mondo non riesce a replicare».