La Stampa, 6 novembre 2018
Curarsi a -130 gradi
Crioterapia: è l’approccio di cura basato sulle basse temperature, dell’acqua o dell’aria. Ma sotto un unico «cappello» trovano spazio, in realtà, una moltitudine di trattamenti.
I più noti rientrano nell’ambito della medicina estetica e sportiva, ma la comunità scientifica sta raccogliendo diverse evidenze legate alle malattie neurologiche (sclerosi multipla, Parkinson) e a quelle autoimmuni (artrite reumatoide, spondiloartriti, fibromialgia, psoriasi, dermatite atopica): gli effetti non intervengono alla radice del problema, ma possono avere un beneficio significativo sulla sintomatologia, che è quella che limita la qualità di vita.
Camera ghiacciata. Portata alla ribalta da sportivi e star del cinema, la crioterapia sistemica è ancora poco diffusa in Italia. «Le sedute si svolgono in una macchina del freddo che stimola la circolazione sanguigna, il sistema endocrino, il sistema immunitario e il sistema nervoso centrale - dice Giovanni Lombardi, direttore del laboratorio di biochimica sperimentale e biologia molecolare dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano -. Si tratta di una pratica medica e va eseguita con l’assistenza di personale specializzato». L’iter di ogni seduta - dopo aver indossato materiale monouso, con slip, mascherina e cuffia - prevede la sosta in un «vestibolo» (mezzo minuto a -60 gradi) prima della «camera a freddo»: qui le temperature oscillano tra i -110 e i -130 gradi e ci si sofferma per non più di due minuti e mezzo.
Studi recenti confermano gli effetti antinfiammatori e antiossidanti. «L’azione sistemica è regolata a partire dalla cute, per il tramite di due ormoni: l’adrenalina e la noradrenalina - prosegue lo specialista -. Le basse temperature contrastano l’azione dei mediatori dell’infiammazione, a partire dai distretti del corpo in cui le concentrazioni sono più alte». Questo spiega perché i benefici siano rilevabili anche rispetto a condizioni che si manifestano in modi diversi, come la psoriasi e la dermatite atopica (riscontrabili a livello cutaneo) e la fibromialgia (si manifesta con un dolore a livello dei muscoli e delle articolazioni).
I limiti da superare. A frenare la crioterapia, finora, sono state due ragioni: i costi e la mancanza di studi clinici randomizzati che ne dimostrino la superiorità rispetto ad altri approcci. Al momento le criocamere - che differiscono dalle «criosaune», in cui si entra in una cabina cilindrica da cui la testa rimane fuori - in Italia sono solo due: una al poliambulatorio Bongi di Orzinuovi (Brescia) e l’altra al Monticello Spa&Fit (Brianza). Ogni seduta costa, in media, 100 euro, con la possibilità di avere un prezzo agevolato se si effettua un ciclo: 20-30 incontri, superati i quali i benefici possono durare fino a sei mesi.
Dalla letteratura scientifica emerge che la crioterapia è efficace nell’attenuare i sintomi di svariate condizioni: comprendono anche lesioni muscolari, dolori articolari e tendinei, lupus eritematoso sistemico e osteoporosi. Il problema è che non è mai stato effettuato un confronto tra questa terapia (sintomatologica) e le altre in uso: aspetto che ha impedito una convenzione con il Servizio Sanitario. È questo il principale ostacolo alla diffusione della crioterapia, che ha comunque alcune controindicazioni: non è consigliata ai cardiopatici, a chi soffre di claustrofobia, a chi ha problemi tiroidei e ferite non rimarginate, ai pazienti oncologici.
Strategia per dimagrire. Se ci sono due ambiti in cui al freddo si ricorre con più frequenza sono la medicina sportiva e quella estetica. Nel primo caso perché «riduce il dolore e ha un effetto antinfiammatorio», aggiunge Lombardi. Nel secondo perché, «mandiamo in sofferenza le cellule in cui si accumula il grasso», aggiunge Gabriele Gallo, docente di dermatologia all’Università La Sapienza di Roma. La crioadipolisi, infatti, è un sistema di rimodellamento del corpo: consiste nel congelamento del tessuto adiposo per eliminarlo.