la Repubblica, 6 novembre 2018
Il mercato dello zucchero non è più italiano
MINERBIO (BOLOGNA) Un altro pezzo di “Made in Italy” rischia la scomparsa. È un alimento che si usa tutti i giorni e più volte al giorno: lo zucchero. Su cinque pacchi acquistati, quattro arrivano dall’estero e c’è il rischio che anche l’unico pacco sopravvissuto resti presto un ricordo. L’Italia si troverebbe così in compagnia della Nigeria, Malesia, Corea del Sud e Arabia Saudita, Paesi senza nessun produttore locale. Il declino iniziò nel 2006, quando arrivò la riforma voluta dall’Europa, che per favorire i Paesi più poveri, produttori della canna da zucchero, decise di tagliare gli aiuti ai coltivatori e all’industria delle barbabietole. Così, in un paio di anni, in Europa scomparvero 81 zuccherifici e in Italia gli stessi si ridussero da 19 a 3. L’altro colpo arrivò nel settembre 2017, quando finì il regime delle quote.
Ogni Paese da allora può produrre ciò che vuole e Francia e Germania iniziarono a “invadere” l’Italia. Il risultato? Nel nostro Paese nei primi anni 2000 si producevano 1,6 – 1,7 milioni di tonnellate di zucchero (che bastavano al consumo interno) lavorando 270.000 ettari di terreno. La produzione è ora di sole 220 – 250 mila tonnellate e gli ettari dedicati alla barbabietola sono appena 35 mila. In trincea, a difendere l’ultimo zucchero italiano, è rimasta soltanto la Coprob (cooperativa produttori bieticoli) che ha due stabilimenti, a Minerbio nel bolognese e a Pontelongo nel padovano. Un terzo zuccherificio, il Sadam di San Quirico, si sta convertendo alla produzione di bio plastiche.«Siamo in trincea – dice il presidente, Claudio Gallerani – ma ben decisi ad andare all’attacco.
Stiamo lanciando anche un nuovo prodotto, per la prima volta al mondo: il ‘Nostrano’, primo zucchero grezzo di bietola. Fino ad oggi c’era soltanto quello di canna. Con la fine delle quote, l’attacco al nostro zucchero è stato fulmineo. Francesi e tedeschi hanno subito seminato il 20% in più, provocando un surplus di produzione del 25%. E così l’Europa, che ha un fabbisogno di 17 milioni di tonnellate di zucchero, si è trovata con 21 milioni di prodotto. E contro l’Italia è iniziato quello che si dovrebbe chiamare dumping, con vendite sottoprezzo per conquistare il monopolio del mercato europeo». «In Italia – racconta Gianluca Lellis, responsabile economico della Coldiretti – la maggior parte del mercato è controllata da tre giganti stranieri, il primo dei quali è la multinazionale tedesca Sudzucker, che possiede 31 stabilimenti dall’Austria alla Bosnia, con una produzione di 5,9 milioni di tonnellate. La francese Cristal Union con 10 stabilimenti e 2 milioni di tonnellate ha preso anche il controllo dell’Eridania.
Sempre da Oltralpe è arrivata anche la multinazionale Tereos, con 45 siti industriali in 13 Paesi e una produzione di 3,7 milioni di tonnellate. E così nel nostro Paese sono a rischio 25.000 posti di lavoro e 7.000 aziende contadine». Anche per lo zucchero, la Coldiretti chiede «una chiara etichettatura di origine, obbligatoria, per permettere ai consumatori la libertà di scegliere cosa mettere nel carrello della spesa». «Sarebbe – dice il presidente Coprob, Claudio Gallerani – una scelta importante. Noi dobbiamo fare conoscere il nostro prodotto, che deriva da una ‘bietola 4.0’, per la quale abbiamo fatto investimenti, per la genetica, l’irrigazione, la fertilizzazione, la tecnologia meccanica. In tutto, anche rinnovando uno stabilimento, abbiamo speso 180 milioni. Ma può non bastare. Nel 2005 una tonnellata di barbabietole veniva pagata 46 euro, oggi non si arriva a 40 euro. E il problema è tutto interno all’Europa. Per controllare i produttori come il Brasile e l’India ci sono i dazi, contro Francia e Germania no. Per questo abbiamo chiesto l’ammassamento volontario delle eccedenze, così la sovrapproduzione potrà essere reimmessa nei mercati con equilibrio e non con una invasione di prodotto sotto costo».
"Senza zucchero” è un richiamo sempre più presente su tante confezioni di alimenti. Ma il consumo resiste. Secondo un’indagine Coldiretti è un ingrediente di base per l’80% dei circa 600.000 prodotti alimentari disponibili nella grande distribuzione. E si prevede una aumento del 2 – 3% per i prossimi dieci anni. Cala solo l’"acquisto diretto”, dell’ 1- 2%, per lo zucchero da mettere nel caffè o nella torta fatta in casa. «Ma noi – dice Claudio Gallerani – teniamo conto della voglia di mangiare sano, il prossimo anno avremo già 1500 ettari con bietole biologiche».