la Repubblica, 6 novembre 2018
Scarseggiano le reclute, l’esercito britannico apre agli stranieri
La Gran Bretagna apre le caserme agli stranieri. Anche chi non ha mai vissuto in questo Paese, annuncia il ministero della Difesa, d’ora in poi avrà diritto di arruolarsi nelle sue forze armate, che come quelle di molti altri paesi occidentali, dagli Stati Uniti all’Italia, sono un esercito professionista e rappresentano dunque in fondo un lavoro come un altro. Naturalmente non tutti potranno qualificarsi per fare il soldato di Sua Maestà: l’offerta è limitata ai cittadini del Commonwealth, l’organizzazione che riunisce, insieme al Regno Unito, le sue ex colonie. Ma sono un bel po’ di gente: due miliardi di persone, quasi un terzo dell’umanità. Significa, in sostanza, che in futuro anche gli inglesi avranno una “legione straniera”.
In parte già ce l’avevano, perché due nazionalità potevano vestire l’uniforme britannica anche in passato: i nepalesi, limitatamente al leggendario reggimento dei Gurkha, considerato uno dei reparti di fanteria migliore del mondo; e gli irlandesi, in virtù degli accordi speciali fra Londra e Dublino da quando cent’anni or sono l’Irlanda ha acquisito l’indipendenza. Ma sono sempre stati un’esigua minoranza all’interno delle forze armate. Il motivo per cui il governo ha deciso di aprire l’arruolamento a tutto il Commonwealth è semplice: non ci sono abbastanza nativi disposti a indossare la divisa. Il totale degli effettivi sfiora quota 150 mila, che arrivano a quasi 200 mila includendo i volontari della Riserva, le Guardie di Frontiera e unità ausiliarie. Da quando non c’è più la leva obbligatoria, tuttavia, il numero di uomini e donne sotto le armi è in declino, fenomeno che si è accentuato nell’ultimo decennio, dopo le guerre in Afghanistan e Iraq, in cui la Gran Bretagna ha pagato un alto prezzo di sangue, con centinaia di morti e migliaia di feriti. Nel 2017, per esempio, la British Army aveva 72 mila soldati, 8 mila meno del minimo giudicato necessario. La situazione è simile per la Marina, la Raf e i Royal Marines.
Oltre ai rischi del mestiere, che aumentano quando c’è un conflitto in corso, la paga non è particolarmente buona: oscilla fra 18 mila e 23 mila sterline annue per un soldato semplice, meno del reddito medio nazionale e inferiore a quella di un poliziotto (sebbene nei corpi speciali, come le celebri Sas, Special Air Services, i commandos dell’esercito, si possa guadagnare fino a 80 mila sterline l’anno). Ma per un cittadino di una nazione emergente, come sono molte delle ex-colonie del British Empire, quei soldi possono risultare più attraenti. Nessuno sembra però avere fatto caso alla contraddizione di fondo: il Regno Unito cerca stranieri per le sue truppe proprio mentre si appresta a uscire dall’Unione europea per fermare l’immigrazione dal continente. Morale: in questo Paese non ci sono abbastanza lavoratori. Civili o militari, non fa differenza.