Agi, 5 novembre 2018
Amazon ha spiegato ai dirigenti come comportarsi quando si parla di Trump
Rispondere in maniera gentile ed educata, azzardare che forse il presidente è mal informato e comunque cambiare argomento il prima possibile: sono le istruzioni di un memorandum interno destinato ai vertici di Amazon su come comportarsi nel caso si venga interpellati sul presidente Donald Trump, di cui ha dato notizia il sito The Information. I rapporti tra Amazon e il titolare della Casa Bianca sono molto tesi a causa dell’avversione di Trump per il colosso dell’e-commerce e per il Washington Post, il quotidiano di cui è proprietario l’a.d. Jeff Bezos e che il presidente accusa di diffondere fake news.
Trump ha spesso accusato Amazon di sfruttare le Poste americane come un fattorino sottopagato per la spedizione dei suoi pacchi che costano «miliardi» al contribuente e di evadere le imposte locali facendo concorrenza sleale a negozi e centri commerciali. Amazon in genere non ha risposto agli attacchi, ma ora il memo rivela le linee guida per i dirigenti nel caso si trovino a dover commentare i ’cinguettii’ del presidente americano. L’indicazione, in sostanza, è di fare gli indiani: girare le domande all’ufficio relazioni esterne e, se si viene avvicinati su questo tema fuori dall’ufficio, essere cortesi e gentili, spiegare che Amazon lavora bene con la Casa Bianca esattamente come con le precedenti amministrazioni, spiegare che non è cambiato nulla nell’approccio («Abbiamo una bella storia da raccontare, migliaia di dipendenti ovunque in America»). Semmai spiegare che il presidente è male informato sulla questione delle Poste americane e delle tasse. E, appena possibile, si cambi argomento.
Tra le cose da non fare, c’è la raccomandazione a non mostrare panico o che si abbia qualcosa da nascondere, né tantomeno far apparire che sia cambiato qualcosa all’interno dell’azienda in risposta a un ’tweet’ del presidente. Amazon è sempre stato piuttosto restia a replicare al presidente, a differenza invece di quanto fatto con il senatore democratico anti-establishment Bernie Sanders, al quale per esempio ha rivolto un lungo post nel blog ad agosto: liquidate come «false e fuorvianti» le accuse di Sanders sulle condizioni di lavoro ad Amazon, l’ascia di guerra è stata sotterrata quando il gigante dell’e-commerce ha accettato di aumentare la paga minima oraria a 15 dollari l’ora. Quanto a Trump, nulla di tutto questo. Unica eccezione a settembre, a Washington, quando Bezos, sollecitato a esprimersi sugli attacchi di Trump, si è detto «molto tranquillo» e ha aggiunto di non voler «difendere il Post». Perché Amazon – ha aggiunto- «non ne ha bisogno».