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 2018  novembre 05 Lunedì calendario

Canterbury chiede al Papa la tunica insanguinata in cui morì Thomas Becket

Sarà la tunica insanguinata di Thomas Becket a ricomporre (in parte) lo scisma anglicano? Forse, perché sarebbe in procinto di tornare a Canterbury la sacra reliquia che da secoli è custodita nella basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma.
Fra due anni ricorre l’850° anniversario dell’uccisione dell’arcivescovo e primate d’Inghilterra, che venne accoltellato a morte in chiesa dai cavalieri al servizio del re Enrico II: Becket aveva indosso i paramenti sacri, che vennero conservati macchiati del suo sangue.
Il delitto scosse l’Europa cattolica del tempo ed è stato fonte inesauribile di ispirazione artistica e letteraria, dai «Racconti di Canterbury» di Chaucer, basati sui pellegrini devoti al culto di Becket, ad «Assassinio nella Cattedrale», il dramma in versi di Thomas Stearns Eliot, per finire col film «Becket e il suo re», interpretato da Richard Burton e Peter O’Toole, e con «I pilastri della Terra» di Ken Follett, in cui pure si narra dell’uccisione del prelato.
La cattedrale di Canterbury divenne meta di pellegrinaggi subito dopo che papa Alessandro III proclamò Becket santo nel 1173. Ma alla fine del ‘400 il re inglese Enrico VII donò al Vaticano la tunica insanguinata dell’arcivescovo, con l’obiettivo di ingraziarsi l’allora Pontefice affinché canonizzasse Enrico VI. Ma poi Enrico VIII nel 1532 proclamò lo scisma da Roma, il santuario di Becket a Canterbury venne distrutto e le ossa del santo disperse. Solo la tunica rimase per secoli, fino a oggi, in Santa Maria Maggiore: gli archivi ne attestano la presenza sin dal 1485.
Per il 2020 sono in programma una serie di celebrazioni a Canterbury, fra cui una grande messa interconfessionale fra anglicani e cattolici e una mostra di oggetti e reliquie legati a Becket: è in questa occasione che gli inglesi puntano a farsi prestare la tunica insanguinata, che dovrebbe diventare il fulcro delle commemorazioni. Per ottenerla la Chiesa d’Inghilterra ha avviato da tempo negoziati con il Vaticano ed è scesa in campo la stessa diplomazia britannica: il Foreign Office ha attivato l’ambasciatore presso la Santa Sede.
L’Observer, che ha raccontato la vicenda, sostiene che a Santa Maria Maggiore sono favorevoli a lasciar andare la reliquia: anche se l’approvazione definitiva deve arrivare dal cardinale Gianfranco Ravasi, «ministro della Cultura» del Vaticano. Il quale, però, non sarebbe ancora stato informato della vicenda. Il giornale inglese tuttavia ricorda che già in passato monsignor Ravasi ha fatto prestare paramenti sacri al Metropolitan Museum di New York.
La vicenda di Thomas Becket segnò uno dei primi grandi scontri fra potere temporale e spirituale: l’arcivescovo era stato inizialmente amico del sovrano, Enrico II, ma poi rifiutò di piegarsi alle sue pretese di assoggettare la Chiesa all’autorità secolare. È allora che Enrico II pronunciò la frase «nessuno mi libererà da questo prete turbolento?»: quattro cavalieri lo presero in parola e andarono ad assassinare Becket nella cattedrale di Canterbury.
Allora come oggi, sono le parole sconsiderate dei potenti che armano la mano dei fanatici.