Corriere della Sera, 4 novembre 2018
Trump e la strategia commerciale per isolare il nemico cinese
Donald Trump odia gli accordi commerciali multilaterali e ne ha dato una prova denunciando quelli stipulati negli ultimi decenni dalla Nafta (North America Free Trade Organization, creata durante la presidenza di Bill Clinton), al Trans Pacific Partnership, voluto da Barack Obama e firmato nel febbraio del 2015. È convinto che le condizioni, per gli Stati Uniti, sarebbero infinitamente migliori se Washington negoziasse a quattr’occhi con ogni singolo Stato. Potrebbe gettare sul piatto della bilancia il suo peso di grande potenza e imporre clausole che sarebbero inconcepibili in un contesto veramente internazionale, dove ogni Stato ha, almeno formalmente, gli stessi diritti. Ne abbiamo avuto una dimostrazione nelle scorse settimane quando gli Stati Uniti hanno concluso un nuovo Trattato con il Canada per colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa del Nafta. A Trump, comunque, non basta strappare le condizioni migliori con trattative bilaterali. Ha un nemico commerciale, la Cina, e vorrebbe che ogni partner degli Stati Uniti si allineasse sulla sua posizione. Per garantirgli questo risultato, ogni trattato, d’ora in poi, dovrebbe contenere un ammonimento per chiunque osi commerciare con Paesi che non hanno una economia di mercato (una formula che definisce implicitamente la Cina). Se non obbedissero, perderebbero ogni vantaggio ottenuto negoziando con gli Stati Uniti. La faccenda è piuttosto imbrogliata e nessuno per il momento sa quali sarebbero le reazioni del Wto (Organizzazione mondiale del Commercio) e le conseguenze giuridiche di una tale intimazione. La Cina ha molti difetti e ha dato prova di grande spregiudicatezza in materia di diritti e brevetti, ma la questione in questo caso ha un’evidente connotazione politica. Molti americani percepiscono la Cina come il loro più pericoloso concorrente nella grande gara per la leadership mondiale. Il vice presidente Mike Pence ha pronunciato recentemente un discorso in cui ha accusato la Cina di interferire nelle elezioni americane e la Casa Bianca ha approvato la vendita di armamenti a Taiwan (l’isola che Pechino considera parte del suo territorio) per la somma di 330 milioni di dollari. La Cina, intanto, risponde agli americani ricordando che la pace nella penisola coreana dipende anche e soprattutto dalla collaborazione di Pechino.
In un tale contesto, se l’America di Trump riuscisse a dettare la nostra politica commerciale verso la Cina, noi diventeremmo contemporaneamente compagni e complici delle sue strategie. Mai come ora dobbiamo rallegrarci di appartenere a una unione di Stati (l’Ue) che rappresenta su piano commerciale tutti i suoi membri e ha un potere negoziale molto superiore a quello di ciascuno di essi. È una lezione per quei sovranisti che non smettono di attribuire a Bruxelles la responsabilità di tutti i nostri mali.