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 2018  novembre 04 Domenica calendario

Manine e blitz nello scontro M5s-Lega

Sono finiti presto i tempi delle manine misteriose, anonime, abituate a colpire nel buio, in quell’attimo fuggente che intercorre tra la lettura di una frase e la sua trascrizione sulla carta. Da qualche giorno, al contrario, le manine hanno nomi e cognomi, si firmano, si mostrano pubblicamente. Perché il loro obiettivo non è più quello, quasi banale, di mettere il Parlamento di fronte al fatto compiuto facendo passare leggi controverse. No, l’obiettivo delle nuove manine è molto, molto più sofisticato. L’ultima in ordine di tempo è quella dei grillini Francesca Businarolo e Francesco Forciniti che ieri hanno presentato un emendamento per spazzare via il diritto dell’imputato a una ragionevole durata della pena dopo la sentenza di primo grado. La vecchia anima manettara del Movimento spunta come reazione alla manina del leghista Igor Iezzi che l’altro ieri ha presentato un innocente emendamento per chiedere che «la regolarità delle consultazioni indette da partiti o movimenti su piattaforme informatiche sia certificata da un notaio con apposita attestazione». In sostanza, anche Rousseau finirebbe sotto controllo. Come mandare la polizia giudiziaria a squarciare il velo del sancta sanctorum grillino. Ma non sono gli unici casi. Il grillino Gregorio De Falco annuncia l’intenzione di «votare anche emendamenti di Pd e Leu» per contrastare la parte del decreto sugli sbarchi che va contro i diritti dei migranti. In questo caso si sfrutterebbe la manina altrui.
Quale strategia nascondono i dispetti degli ultimi giorni? Le manine servono certamente a far stare buoni i propri fans. La si spara grossa, gli adepti si ringalluzziscono e poi si media con l’alleato-padrone.
Ma c’è, o sembra esserci, un secondo motivo a spiegazione del moltiplicarsi di proposte scomode per l’alleato: procurarsi la zavorra per la trattativa. La regola dice che è sempre bene presentarsi al tavolo disponendo di un certo numero di proposte indigeste da usare come minaccia in caso di dissenso. Poi ci si mette d’accordo, sacrificando ciascuno le proprie iniziative identitarie in nome della realpolitik. Così, è realistico pensare che i leghisti saranno un po’ meno barbari verso i migranti se i grillini saranno un po’ più garantisti verso i condannati in primo grado. E le fibrillazioni di questi giorni serviranno a rinsaldare l’alleanza, come accade alle coppie litigarelle. Poi il divario nei sondaggi tra Lega e 5Stelle salirà. E a quel punto Salvini dirà che fa la Tav.