il Giornale, 4 novembre 2018
Nemo, il cane di Macron
Per i politici gli animali da compagnia, soprattutto cani, rappresentano un ottimo serbatoio di voti. La storia dei presidenti della Repubblica americani insegna che ben pochi hanno rinunciato a farsi riprendere dalle telecamere con il proprio cane. Forse l’unico a evitarlo fu Harry Truman, che ordinò che Feller (lo sfortunato cocker spaniel scelto dai suoi collaboratori) non varcasse mai l’ingresso della dimora del presidente. Truman ricevette numerose lettere di protesta da parte degli amanti dei cani e lui rispose sprezzante con una frase divenuta celebre: «Se vuoi un amico a Washington, prendi un cane». Dopo l’uscita di Bo e Sunny, i due cani d’acqua portoghesi degli Obama, Trump ha rotto una tradizione che datava dal 1901. Oggi nessun quattrozampe scorrazza per la White House e Trump non ne è certo amareggiato.
Dall’altra parte dell’Oceano sono almeno due le nazioni che vantano una tradizione analoga: la Gran Bretagna, con i famosi cani Corgi della Regina e i gatti di Downing Street; e la Francia, dove dopo Pompidou tutti i presidenti della V Repubblica hanno avuto un cane durante il loro mandato. Emmanuel Macron e la moglie Brigitte hanno adottato un cane di nome Nemo con il quale spesso si fanno riprendere. L’incrocio grifone-labrador preso in un canile è diventato un ambasciatore della causa contro il randagismo, gli abbandoni e i maltrattamenti animali.
Nemo era stato abbandonato dai suoi proprietari a Tulle, nella Corrèze, dove è poi stato raccolto da un’associazione che lo ha ricoverato, nel dicembre del 2016, in un canile a Chameyrat. Nonostante il suo carattere socievole nessuno lo voleva adottare. Trasferito nel rifugio di Hermeray ha qui incrociato la coppia presidenziale, invitata dalle associazioni animaliste. È scoppiato il colpo di fulmine tra il bastardino e François e Brigitte. Pochi giorni e Nemo prendeva possesso dei suoi «appartamenti» all’Eliseo. Brigitte ha confidato ai volontari che il presidente è «pazzo» del suo cane. «Questo cane – ha detto in privato il capo di Stato – ha vissuto per non so quanto in gabbia: è tempo di viziarlo».