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 2018  novembre 04 Domenica calendario

A novembre 57 miliardi di euro di tasse

A novembre tra acconti Ires e Irpef, i versamenti dell’Iva, dell’Irap e il pagamento delle addizionali regionali, comunali e le ritenute dell’Irpef imprenditori, lavoratori dipendenti e autonomi saranno chiamati a corrispondere al fisco poco più di 57 miliardi di euro. È quanto ricorda l’Ufficio studi della Cgia di Mestre sottolineando che in un solo mese lo Stato incamera l’11,5% dell’intero gettito tributario annuale che si aggira attorno ai 500 miliardi di euro. 
L’imposta più onerosa che le imprese e i lavoratori autonomi verseranno sarà l’Iva che comporterà un incasso per l’erario di 15 miliardi di euro. Seguirà l’acconto Ires in capo alle società di capitali (spa, srl, società cooperative, ecc.) che anticiperanno al fisco 14 miliardi di euro. I collaboratori e i lavoratori dipendenti attraverso i rispettivi datori di lavoro subiranno ritenute per un importo pari a 11,5 miliardi di euro. L’acconto Irpef, invece, costerà alle aziende 7,4 miliardi di euro, mentre l’Irap implicherà un prelievo di 6,5 miliardi. Infine, le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi e l’addizionale regionale Irpef «peserà» in entrambi i casi per poco più di 1 miliardo di euro. L’addizionale comunale Irpef e le ritenute bonifici detrazioni Irpef, infine, preleveranno dalle casse delle aziende rispettivamente 400 e 177 milioni di euro.
In particolare sarà il 16 novembre la giornata più pesante, poiché entro quella data andranno versate le ritenute Irpef dipendenti e collaboratori, l’Iva di ottobre per i contribuenti mensili e l’Iva del terzo trimestre per quelli trimestrali. Entro il 30 novembre, invece, dovranno essere saldati gli acconti Irpef, Irap e Inps (o liquidati se pagati un un’unica rata) nonché gli acconti Ires e Irap. La Cgia, infine, precisa che in questa analisi non sono stati conteggiati i contributi previdenziali che dovranno essere versati entro il prossimo 16 novembre.
Non saranno poche le imprese che avranno problemi a onorare queste scadenze. Secondo il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, «a causa dei mancati pagamenti, una buona parte delle 950mila aziende che lavora per la Pubblica amministrazione deve ancora incassare 57 miliardi di euro». Poiché per molti imprenditori non sarà facile recuperare la liquidità necessaria a pagare le tasse, «chiediamo al governo Conte di trovare una soluzione: si consenta almeno la compensazione tra i crediti vantati verso la Pa e le imposte dovute al fisco», aggiunge Zabeo. 
Gli artigiani ricordano che nel dicembre 2017 la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione a causa del sistematico mancato rispetto delle disposizioni europee contro i ritardi di pagamento. Secondo i risultati emersi dalle ultime indagini campionarie della Banca d’Italia, lo stock di debiti commerciali in capo alla Pa italiana sarebbe sceso da 64 a 57 miliardi di euro. In attesa che il ministero dell’Economia riesca finalmente a individuarne l’entità con esattezza, si ipotizza, al netto della quota riconducibile ai ritardi fisiologici (ovvero entro i 30/60 giorni come previsto dalla legge), che le imprese fornitrici vanterebbero 27 miliardi di crediti. 
Ecco perché è necessario semplificare il quadro normativo del nostro sistema fiscale. «Con un fisco più trasparente ha commentato il segretario della Cgia Renato Mason anche l’amministrazione finanziaria potrebbe lavorare meglio ed essere più efficiente».