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 2018  novembre 03 Sabato calendario

I risparmiatori italiani ora portano i soldi in Austria

I soldi del Nordest stanno riprendendo la via dell’Austria, una strada che conoscono bene. Per molti risparmiatori ma soprattutto per tantissimi imprenditori piccoli e medi le filiali delle banche austriache sono porti sicuri, dove si trova quello che manca in Italia: fiducia, sicurezza, vicinanza. Non a caso sono le parole che campeggiano sul sito internet della Raiffeisenbank (cassa rurale) di Sillian, località a cinque chilometri dalla frontiera italoaustriaca di Prato alla Drava presso San Candido. Paese piccolo ma strategico, facilmente raggiungibile dall’Alto Adige, dal Veneto e anche dal Friuli Venezia Giulia.
La sede di Bolzano della Banca d’Italia sarebbe pronta ad accendere un faro sui movimenti di capitale in uscita verso Tirolo e Carinzia, come riporta il Corriere dell’Alto Adige. Anche la Guardia di finanza, con discrezione, starebbe intensificando i controlli. Banche locali e studi di commercialisti confermano la crescente preoccupazione di risparmiatori e investitori per l’altalena dello spread, la legge di bilancio sgradita all’Unione europea, l’ombra di una patrimoniale o di un prelievo forzoso sui depositi bancari, 26 anni dopo quello operato dal governo Amato. Nelle banche di confine ci si ricorda ancora quel periodo, segnato anche dall’uscita dell’Italia dal Sistema monetario europeo, e le file di persone con valigette, borse e persino cestini di vimini pieni di banconote. Famiglie intere in coda, compresi vecchi e bambini perché ognuno poteva portare all’estero fino a 20 milioni di lire.
Ora la situazione è diversa, c’è l’euro e i capitali circolano nell’Ue, ma che l’Austria sia tornata un approdo sicuro per i nostri risparmi è un fatto. Da anni i depositi italiani in Austria, secondo i dati forniti dalla Oesterreichische Nationalbank, superano stabilmente il miliardo di euro. Nel 2018 però si è registrato un aumento. I 1.301 milioni del giugno 2017 sono saliti a 1.487 milioni nel giugno 2018 e i 1.296 milioni del settembre 2017 sono diventati 1.431 milioni nell’agosto 2018. Settembre ha fatto segnare un calo (1.196 milioni) che prelude all’impennata di fine anno, una costante che caratterizza l’ultimo trimestre di rilevazioni.
Una buona fetta di questi soldi è custodita e gestita proprio dalla Raiffeisenbank di Sillian, che evidentemente non è soltanto uno spartiacque geografico: qui nascono la Rienza, che scende in Val Pusteria verso l’Adige, e la Drava, affluente del Danubio. È anche un valico economico e culturale. In un italiano perfetto, il sito internet dell’istituto di credito austriaco pubblicizza il private banking, invita a comprare immobili ed elenca tutti i fattori di convenienza per i cittadini Ue: «Sviluppo economico interessante, massimo rating, modesto rapporto tra debito pubblico e Pil, stabilità politica e giuridica, basso tasso di disoccupazione, elevato livello formativo e produttivo della popolazione». Punto per punto, è l’esatto opposto della situazione italiana. Quello che più preoccupa Bankitalia e Fiamme gialle sono i movimenti di capitale meno evidenti, che magari avvengono al riparo dal fisco italiano nei gruppi bancari che hanno sedi in Italia e all’estero. E paradossalmente anche le operazioni sotto gli occhi di tutti, come lo spostamento delle sedi aziendali oltre confine. Nei primi sei mesi del 2018 sono state 18 le imprese italiane che si sono trasferite in Austria portando il totale a 194, con un investimento complessivo di 463,9 milioni di euro, contro i 97,2 milioni nel corrispondente semestre del 2017.