la Repubblica, 3 novembre 2018
Giulio Carlo Argan alla corte di Einaudi
Giulio Carlo Argan lavorò in via Biancamano. Ma rimase sempre sull’uscio. Il suo peregrinare da Trento a Modena, da Palermo a Roma, lo teneva lontano, ma solo fisicamente, dalle stanze dell’Einaudi e dai mitici mercoledì in cui l’editore e i suoi collaboratori si confrontavano con le proposte dei consulenti esterni. Tra i quali, Argan. Che per sette anni (1952-59) fu protagonista di proposte e pubblicazioni, di categoriche stroncature (i libri di Frances Bradshaw Blanshard o di John Hale) e di convinte promozioni (di Fernanda Pivano ed Eugenio Battisti), ma anche di progetti rimasti sulla carta. Al rapporto articolato tra lo studioso (1909-1992) e la casa editrice fondata nel 1933 (Argan non partecipò al varo perché dal ‘31 studiava a Roma, di cui nel 1976 sarà sindaco per tre anni) è dedicato Argan e l’Einaudi. La storia dell’arte in casa editrice di Luca Pietro Nicoletti (postfazione di Orietta Rossi Pinelli, Quodlibet, pagg. 200, euro 20): un volume che ha il pregio di raccontare una storia (non solo dell’arte) in cui si profilano mille esperienze e voci, oltre a quella del protagonista. I “pareri di lettura” portano a definire il ruolo di Argan quale “storico dell’arte-editore” così come Vittorini e Pavese furono “letterati-editori”. Non sempre però Giulio Einaudi prestò orecchio ai suoi consigli. A partire dalla proposta del 1941 (documentata, come molte altre, da un carteggio e appunti salaci) di pubblicare l’autobiografia di Frank Lloyd Wright, al quale Giulio risponderà: «Mi è parsa una cosa troppo massiccia e romanzata, per i miei Saggi».
L’architettura e l’urbanistica del Novecento sono gli ambiti attraverso cui si profila il ruolo di intellettuale militante di Argan e l’impegno per un’arte in funzione sociale. Autore anche per altri editori (Garzanti, Mondadori) l’estensore del celebre manuale pubblicato da Sansoni alla fine dei ’60, firmò per Einaudi quasi solo Walter Gropius e il Bauhaus: un libro del 1951 attraverso cui, però, l’esperienza dell’utopia razionalista delle avanguardie storiche è il faro del messaggio di Argan-critico. Che con lo staff della casa editrice condivide l’idea di libri per un pubblico più ampio dei soli addetti ai lavori. Questa è la forza del contratto, e del contatto, con Einaudi. E poco importa se il desiderio di creare collane ad hoc per una visione enciclopedica della storia dell’arte rimarrà inespresso.
«La nostra è un’epoca di saggisti e la forma mentis del saggista rifugge dalle storie generali», scriveva Argan nel 1954 a Luciano Foà, suo interlocutore prediletto in via Biancamano.