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 2018  novembre 03 Sabato calendario

Cina, la classe media non va in paradiso e i grandi marchi ora hanno paura

PECHINO A voler riassumere con un’immagine, si potrebbe dire che i nuovi ricchi cinesi hanno perso la voglia di brindare. Era da oltre due anni che le vendite di Moutai, il più celebrato produttore di liquori del Paese, non crescevano così poco, appena il 3% nel trimestre. Ma il suo baijiu di lusso, la grappa bianca con cui i cittadini del Dragone innaffiano cene di piacere e di affari, oltre 200 euro a bottiglia, non è l’unica spesa d’elezione che la borghesia mandarina sta tagliando. Crollano gli acquisiti di automobili, il dato di fine anno potrebbe essere negativo. Stagnano quelli di case, in una stagione di solito florida di contratti. Altrettanti simboli delle mirabolanti fortune della classe media cinese, entità quasi mitologica da cui dipendono le sorti del Pil nazionale e i bilanci di tante multinazionali. Ma che tra un’economia che rallenta e la guerra di dazi che infuria, sembra per la prima volta da parecchio tempo aver smarrito la fiducia con cui metteva mano al portafoglio.
I segnali più chiari vengono dai due beni del consumo durevole a tutte le latitudini: casa e automobile. Per il mercato immobiliare cinese settembre è sempre stato il mese “d’oro”, invece quest’anno i metri quadri venduti hanno fatto registrare un’inedita flessione del 3,6%. In molte città gli agenti hanno pure iniziato a proporre appartamenti a sconto. Inediti sono anche i segni meno davanti alle vendite di automobili. Ormai tre consecutivi, con quello di settembre che è il peggiore da sette anni, addirittura meno 12%. E se a abitazioni e trasporti aggiungiamo le vacanze, altro grande status symbol della ricchezza emergente, il messaggio non cambia: durante l’ultima Golden Week, la settimana di ferie di inizio ottobre, spese e turisti sono aumentati sì, ma per la prima volta da quando si misura solo in singola cifra. Un bel guaio per Xi Jinping. La convinzione della leadership comunista infatti, condivisa da parecchi economisti, è che nella grande transizione della Cina da produttore a consumatore gli acquisti della crescente classe media, 300 milioni di persone, possano rimpiazzare il maltolto (all’export) dai dazi di Trump. Se questo è l’andazzo, non potrà essere la stampella di un’economia che inizia a zoppicare. Il governo ha annunciato una serie di misure per rinvigorire la voglia di spesa dei cittadini, un dimezzamento delle imposte sulle nuove auto, più prestiti per comprare casa, perfino un taglio delle imposte sui redditi. Ma ancora non è detto che basti, di fronte a una mera montante di sfiducia che nel solo mese di ottobre ha fatto precipitare l’indice borsistico dei beni di consumo del 20%.
Il prossimo banco di prova sarà il leggendario Single’s Day, l’11/11, la giornata creata da Alibaba per far affogare le pene d’amore in un’orgia di shopping online, e che ormai da tempo ha eclissato pure il Black Friday americano. Gli analisti già mettono le mani avanti, chi non compra casa certo non ha bisogno di elettrodomestici. Proprio ieri Alibaba ha tagliato le stime sulle vendite a fine anno (da +60 a +53%). Ma a tenere gli occhi puntati sui risultati, insieme al Partito, ci saranno pure decine di multinazionali straniere, per cui il benessere dei cinesi di città è questione di vita o di morte. Delle auto si è detto: il Dragone è ormai il primo mercato, la cui contrazione ha mandato in picchiata i titoli di Bmw e Audi. E pure per il lusso, un terzo delle vendite globali, i segnali non sono buoni. Qualche giorno fa Zegna ha annunciato che taglierà l’apertura di nuovi negozi: «C’è più incertezza nell’aria». Tanto è bastato per far crollare in Borsa le altre griffe, da Lvmh a Prada.
Piccola anteprima degli effetti planetari che una “normalizzazione” cinese potrebbe avere. Per il momento la crescita è più di fiducia che di crescita. È possibile che le ultime novità, il piano di stimolo annunciato dal Partito e l’improvviso disgelo tra Xi e Trump, riportino euforia nel popolo, rendendo tutto ciò una mini pausa prima di ricominciare a salire. Al momento però sono solo promesse: oggi la classe media cinese vede il bicchiere mezzo vuoto.