Corriere della Sera, 3 novembre 2018
Elena Fanchini torna a sciare dopo il cancro
«È stata una liberazione: il 16 ottobre ho finito la chemioterapia. Poi ho fatto la Tac e i risultati hanno dato esito negativo. Il cuore si è riaperto e l’ansia è volata via». Elena Fanchini ha vinto la gara più importante, ha battuto il male contro il quale ha lottato per quasi un anno. Si era dovuta fermare a gennaio poco prima dei Giochi Olimpici, Pyeongchang sarebbe stata la sua quarta Olimpiade. Combattente nata, tornerà a sfrecciare sulle nevi la donna-jet della Valcamonica capace di vincere due discese in Coppa del mondo (Lake Louise nel 2005 e dieci anni dopo Cortina) e un argento mondiale a Bormio.
Al telefono racconta la battaglia contro la malattia: la paura, le speranze e i brutti pensieri, gli sforzi per liberare la testa e rimettere in moto il corpo dopo l’operazione e i cicli di chemio. Trentatrè anni, tanti infortuni che ne hanno frenato la carriera dopo un esordio fenomenale, la sua storia è fatta di resistenza, sacrifici e passione. L’aveva promesso che sarebbe tornata quando aveva annunciato lo stop, e cosi sarà: dalla commissione medica della Federazione è arrivato il via libera per riprendere l’attività agonistica, i prossimi passi saranno ritrovare la forma, aggregarsi alla Nazionale femminile, farsi trovare pronta e e poi in un secondo momento, a gennaio, rientrare in gara. Se sarà in Coppa del mondo o Coppa Europa poco importa, lei il traguardo lo ha già tagliato. Ma non tornerà mai per far numero, questo è sicuro: «Procederò per piccoli passi, adesso già non mi sembra vero di potere salire di nuovo su un aereo. Il mio obiettivo era tornare a sciare, ciò che più amo, e avere questo pensiero fisso in testa è stata la terapia migliore».
Non ha mai smesso di allenarsi Elena nemmeno quando «le cure erano pesanti» e la facevano star male: «Ho sempre lavorato in palestra per non perdere la muscolatura, mentre faticavo tanto negli esercizi aerobici». Sostenuta dall’affetto di una famiglia numerosa, delle due sorelle minori Nadia e Sabrina, anche loro sciatrici, degli adorati cuginetti, che gli facevano rispuntare il sorriso anche nei momenti più grigi. Dice di non sentirsi un esempio e di non poter dare consigli: «Ognuno ha la sua storia, posso solo suggerire di non mollare mai». Lo aveva già fatto in passato ripresentandosi al cancelletto di partenza dopo terribili cadute. Come Nadia, anche lei martoriata dagli incidenti, una stirpe forte quella delle Fanchini: «Ho avuto tanti infortuni e mi sono sempre rialzata, ma un conto è soffrire per le ginocchia rotte, un altro per il tumore. Quando scopri di averlo, tutto passa in secondo piano. Ecco perché è una liberazione».