la Repubblica, 1 novembre 2018
Nella Nunziatura i resti di due scheletri. Uno è quasi sicuramente di una donna
La suggestione più immediata, quella che risolverebbe un mistero durato 35 anni, è che si tratti di Emanuela Orlandi, la 15enne, figlia di un dipendente del Vaticano, sparita nel nulla il 22 giugno del 1983. O di Mirella Gregori, stessa età di Emanuela, anche lei scomparsa quell’anno, un mese e mezzo prima della coetanea. O magari di entrambe: le ossa trovate lunedì nella sede della Nunziatura Apostolica di via Po sono di due persone. Uno scheletro è in stato di conservazione migliore, quasi integro. Dell’altro, invece, non ci sono che frammenti. Il primo, per larghezza del bacino, fa pensare che si tratti di una donna. Ma per ora sono solo ipotesi. Sul caso indaga la procura di Roma che ha aperto un fascicolo per omicidio, per due motivi: il primo è poter fare tutti gli accertamenti necessari, il secondo è che difficilmente chi si spegne per morte naturale, viene seppellito sotto al pavimento. Per di più di uno scantinato.
Il ritrovamento
In attesa degli accertamenti, delegati alla polizia scientifica e alla squadra mobile di Roma, il luogo del ritrovamento è fondamentale. Lunedì, prima mattinata. Alcuni operai stanno facendo lavori nella casetta del custode della Nunziatura che dal 1959, per volere di Giovanni XXIII, ha sede a Villa Giorgina. Devono coibentare il seminterrato che ha problemi di umidità. Non appena tolgono il massetto, la scoperta. I primi resti. Pochi centimetri sotto il pavimento, ci sono delle ossa umane. Qualche passo più in là, ne trovano altre. Sul posto arrivano la gendarmeria, la polizia e il medico legale chiamato dal Vaticano, il professore Giovanni Arcuri. Le ossa vengono repertate e portate via. E contestualmente viene avvisata l’autorità giudiziaria italiana alla quale da Oltretevere chiedono aiuto.
Gli accertamenti
Inizieranno lunedì gli esami sulle ossa. Ma ci vorrà almeno una settimana per sapere qualcosa di più. Prima di tutto, i resti andranno puliti. Poi si procederà a un’analisi più approfondita: sin dal primo momento, con esami antropometrici piuttosto rapidi, si potrà avere la certezza che si tratti di ossa femminili. Si stabiliranno anche età, causa ed eventuale data del decesso e della sepoltura. Villa Giorgina, infatti, fu costruita nel 1920, ma quel pavimento, in particolare, è stato rifatto diverse volte nel corso degli anni. Una, stando a una prima ricerca, proprio intorno agli anni Ottanta, nel periodo in cui le due adolescenti sparirono. Tanto basta a confermare il sospetto. Ma sarà l’esame del Dna, che non è scontato trovare in resti di questo tipo, a rivelare se davvero corrispondano a Emanuela Orlandi o a Mirella Gregori.
Gli interrogatori
In attesa del lavoro dei medici legali ( per i primi risultati ci sarà da attendere almeno una settimana), il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il sostituto Francesco Dall’Olio, hanno affidato agli agenti della mobile, diretti da Luigi Silipo, gli interrogatori dei quattro operai che hanno trovato le ossa. Hanno chiarito dove e quando hanno trovato i resti. In quale posizione erano e cosa hanno fatto subito dopo. Presto potrebbero essere convocati a piazzale Clodio.
La speranza delle famiglie
Potrebbe essere solo l’ennesima falsa pista, appunto. Il mistero, al quale per tanti anni e con diverse inchieste è stata cercata invano risposta, potrebbe rimanere tale. Ma tanto è bastato ad accendere le speranze delle famiglie di Emanuela e Mirella. Gli Orlandi ieri mattina sono stati ricevuti dal procuratore. Avrebbero voluto nominare un loro perito per gli accertamenti, ma in questa fase è assolutamente prematuro. «Se sono le ossa di Emanuela – dice Pietro Orlandi, che non ha mai smesso di cercare la verità – è come se fosse morta oggi». Ci spera anche la sorella, Natalina: «Spererei fosse qualcosa che riguarda Emanuela e Mirella, così quei resti potrebbero finalmente parlare, dirci come è morta Emanuela. Sappiamo solo che è stata portata via. In questi 35 anni sono tanti che hanno sfruttato la parola Vaticano dietro Emanuela. Ci hanno fatto credere di tutto e non smettono di farcelo credere. Noi sappiamo solo che qualcuno l’ha presa». La stessa tragica speranza la nutre Maria Antonietta, sorella di Mirella Gregori: «Non voglio illudermi ma in cuor mio spero che quelle ossa siano le sue così si potrebbe mettere una parola fine».