il Fatto Quotidiano, 1 novembre 2018
I film mai realizzati
Per un Pinocchio – anzi, due: gli adattamenti di Matteo Garrone e Guillermo Del Toro – che trova il set, quanti altri accarezzati, agognati, tribolati progetti cinematografici non hanno luce? L’avvertenza è d’obbligo: mai dire mai, che stavolta non è James Bond bensì Orson Welles, il cui incompiuto The Other Side of Wind (Netflix) è incredibilmente apparso all’ultima Mostra di Venezia, ma la storia della Settima Arte tracima di sceneggiatura non trasformate, budget non completati, versioni abortite e altre vie di mezzo tra il dire (ciak) e il fare (film). Per tutti, ha chiosato Giuseppe Tornatore: “Fare il regista significa fare storie da riporre nel cassetto. Fare un film è solo un incidente di percorso”.
Talvolta, però, l’attesa del film è essa stessa film, se non altro per le ricadute di immaginario. Servono nomi illustri, stravaganza creativa e perfino sprezzo del pericolo. Che poi, diciamolo, la potenza è spesso preferibile all’atto, basti pensare al Don Chisciotte di Terry Gilliam.
Il Gladiatore 2. Sebbene ne abbia tutta l’aria, non è una fake news: Nick Cave, quel Nick Cave, ha scritto di proprio pugno la sceneggiatura di un sequel al cult (2000) di Ridley Scott, dal titolo non figurato Christ Killer. Gliel’avrebbe chiesto il connazionale Russell Crowe, ben lieto di tornare a incarnare il pur defunto Massimo Decimo Meridio: “Molti dei stanno morendo – ha spiegato Cave – e decidono di mandare indietro il Gladiatore per fargli uccidere Cristo e i suoi seguaci”. Forse troppo ardito, dello script non s’è fatto più nulla: lo trovate in Rete.
Il viaggio di G. Mastorna. A 25 anni dalla morte di Fellini, rimane un soggetto, una sceneggiatura (romanzata, edita da Quodlibet), un fumetto (di Milo Manara, dallo storyboard di Federico) e, ipse dixit, “un film impossibile”, scritto con Dino Buzzati e interpretabile da Paolo Villaggio, o chissà Steve McQueen e Mastroianni. Protagonista, un clown violinista e violoncellista in tour asiatico. Per Le Nouvel Observateur, “compendia tutta l’arte poetica di Fellini; leggendolo è come se vedessimo davvero il suo miglior film”.
Napoleone. Stanley Kubrick il kolossal sul condottiero di Ajaccio l’aveva pianificato: 155 pagine di copione, 50 mila comparse per le scene di battaglia da girare in Romania, la conoscenza esaustiva di “quello che l’imperatore aveva fatto e dove si trovasse ogni singolo giorno della sua esistenza”. Rien ne va plus, eccetto un indizio di quel che avrebbe potuto essere, Barry Lyndon, e la remota possibilità che l’amico Steven Spielberg lo tramuti in serie.
Dopo aver visto quel che ha fatto del kubrickiano A.I. – Artificial Intelligence forse è meglio di no.
Don Chisciotte. All’eroe di Cervantes s’è parecchio interessata anche la Disney: lo stesso Walt ci ragionò nel 1940, qualche anno più tardi venne creato un artwork, quindi la proposta a Salvador Dalì, infine negli anni Duemila i prodromi a un adattamento dark. Risultato? Mulini a vanvera.
Giraffes on Horseback Salad. Il copione è ricomparso nel 1996, la memoria non s’era smarrita: nel 1937 Dalì s’inventa aristocratici spagnoli, giraffe con la maschera antigas e donne senza volto per i fratelli Marx, ma la Metro Goldwyn Mayer boccia perché “troppo surreale”.
The Day the Clown Cried.
1972, La vita è bella prima de La vita è bella: un clown, Helmut Doork, che intrattiene i bambini e li accompagna nelle camere a gas. Scritto, diretto, interpretato e prodotto da Jerry Lewis, e cestinato da lui medesimo: “Non lo vedrete mai, nessuno lo vedrà, perché mi vergogno di quanto sia poca cosa”.
Il Signore degli Anelli. Nulla da eccepire su Peter Jackson, ma c’era di meglio: Lord of the Beatles, ovvero John Lennon Gollum, Paul McCartney Frodo, George Harrison Gandalf e Ringo Starr Sam. I Fab Four volevano farne il loro prossimo film dopo Help, contattarono Kubrick ad hoc, ma Tolkien vendette i diritti alla United Artists nel ’68, e nisba.
Who Killed Bambi? 1978, i Sex Pistols inquadrano A Hard Day’s Night dei Beatles in chiave punk: Russ Meyer alla regia, script del critico Roger Ebert, ma la 20th Century Fox legge, inorridisce e taglia i fondi.
Leningrado. A metà anni Ottanta Sergio Leone, dicunt, aveva rastrellato 100 milioni di dollari, nonché ideato un virtuosistico piano sequenza dal piano di Shostakovich ai tedeschi assedianti, però la morte ebbe l’ultima parola. Eredita Peppuccio Tornatore, ne verrà “un film inesistente” (la sceneggiatura è pubblicata da Sellerio), a fronte di cinque anni di viaggi, indagini, ricerche d’archivio e interviste.