La Stampa, 1 novembre 2018
Il Cirque du Soleil e lo spettacolo ambientato al tempo dei tempi
Il Cirque du Soleil è come i Kleenex. Un nome proprio che diventa un genere, in questo caso una forma di spettacolo dal vivo al cubo, che non è un circo ma neanche un musical. È, appunto, il Cirque du Soleil: fondato in Canada 34 anni fa dal mangiatore di fuoco Guy Laliberté, in tutto una ventina di artisti di strada, oggi è il brand (un brand del lusso, visto il prezzo medio dei biglietti) del divertimento globale, con pubblico di ogni età, genere e nazione, un caso imprenditoriale che si studia a scuola.
Dalla Cina (a Hangzhou hanno recentemente lanciato un Permanent Show) al Messico, dove il prossimo anno aprirà il primo parco a tema. Oggi il Cirque conta quattromila collaboratori di 50 nazionalità, di cui oltre duemila artisti, e fa nuove acquisizioni (tra cui i Blue Man Group e i Paw Patrol): 450 città toccate in 60 Paesi, 190 milioni di spettatori, dieci show fissi (sette solo a Las Vegas) e nove in tour.
Tra questi c’è Toruk - Il primo volo, un’esperienza multimediale ispirata da quel film campione di incassi che fu Avatar di James Cameron (anche lui molto canadese, anche lui fan del Cirque su cui produsse un film nel 2012). Spettacolo super tecnologico che arriva in Italia in questi giorni: si parte da Torino (15-18 novembre) poi Bologna (21-25 novembre) per tornare a Milano nel nuovo anno (14-17 febbraio).
Come tutti i live del Cinque du Soleil, è sviluppato intorno a una storia, in questo caso un racconto mitologico ambientato centinaia di anni prima degli eventi mostrati nel film Avatar, dunque prima dell’arrivo degli umani sul pianeta Pandora. «Uno show pazzesco, sono molto eccitato di portarlo qui da voi», ci racconta Daniel Lamarre, 65 anni, ex giornalista diventato presidente e ceo del Cirque du Soleil nel 2001, che incontriamo a Milano dove è stato invitato a parlare al World Business Forum 2018.
«Anni fa ho avuto l’opportunità di conoscere Cameron che mi raccontò che per le atmosfere, costumi e i trucchi di Avatar si era ispirato proprio a noi. Quindi ho detto: dobbiamo fare una produzione con al centro il mondo di Pandora. Quando lavori con un regista come lui, che è stato molto presente nella realizzazione del live, devi essere per forza un innovatore, utilizzare tecnologie all’avanguardia. Droni, ologrammi, video ovunque. Così è stato. Abbiamo creato qualcosa che la gente non ha mai visto prima, che lascerà a bocca aperta. Il pavimento, tutta l’arena, è un gigante schermo».
Se fin dalle origini la tecnologia è stata prepotentemente presente negli spettacoli del Cirque du Soleil, oggi si può dire che ne è protagonista tanto quanto la musica e gli acrobati. «Ormai il pubblico se lo aspetta, soprattutto i più giovani che al cinema vedono i film in 3D. Le nuove tecnologie sono e saranno sempre più centrali, parlo per esempio di realtà virtuale e intelligenza artificiale. All’interno del gruppo abbiamo una divisione di ricerca e sviluppo che collabora con alcune delle più grandi università al mondo, a cominciare dal Mit di Boston. Tbg Capital, il nostro nuovo proprietario (dal 2015, ndr), ha sede a San Francisco e investe nella Silicon Valley. Grazie a loro abbiamo accesso a molte start-up. Vogliamo arrivare primi, anticipare il mercato. Perché gli spettatori sono molto cambiati negli anni, tv e radio non servono più per raggiungerli. Tutto passa per i social, noi ci impegniamo tantissimo per arrivare alle nuove generazioni, ai Millennials, e devo dire che spesso ce la facciamo».
Compleanno nello spazio
Tra i mercati più importanti ci sono Europa e Cina, dove il Cirque du Soleil è sempre più presente grazie anche al Fosun Industrial Holdings, che detiene il 20% del gruppo. Mentre un 10% è rimasto al mitologico fondatore Laliberté (Forbes stima un patrimonio personale di 2,5 miliardi di dollari e molte passioni tra cui lo spazio, dove ha festeggiato il compleanno in orbita su uno Space Shuttle al costo di 35 milioni di dollari), ancora guida creativa del più grande circo del mondo. Sempre al lavoro su nuovi progetti, come quello, annunciato per il 2019, sul campione argentino Lionel Messi. «Abbiamo appena concluso un accordo con lui, e dopo i Beatles e Michael Jackson, sarà un’altra icona, questa volta del calcio, al centro di una nostra produzione. Ci stiamo lavorando, il lancio sarà da Barcellona. Messi approverà i contenuti, anche perché è la storia della sua vita», ci spiega Lamarre con entusiasmo.
Lo stesso che esprime quando gli chiediamo quale è la formula del successo per far tornare gli spettatori a ogni nuovo show. «Sorprenderli, ogni volta un po’ di più». Mica male come marchio di fabbrica.