Corriere della Sera, 1 novembre 2018
Il ritorno in alto del calcio a Milano
In questo momento tutte e due le squadre di Milano hanno una posizione da Champions League. Non accadeva da molti anni, è la conferma che una stagione sta per chiudersi e che la vecchia città della ricostruzione industriale, quella che ha insegnato al paese l’importanza del lavoro e del denaro, ha ormai ripreso il suo posto abituale anche nel pallone. Non starei troppo a sottilizzare sulla qualità. Il Milan oggi è una squadra, ha qualche giocatore ottimo e molti normali, ma sono problemi di chiunque, in Italia e all’estero. Il calcio negli ultimi quarant’anni ha preso dieci chili di peso e quindici centimetri in altezza. Ogni calciatore ormai è prima di tutto un atleta eccellente. Anzi. Bolt è stato il più grande atleta della storia, vorrebbe ora giocare a calcio ma non ci riesce. Il fisico non è un punto di arrivo, è solo un linguaggio. Se non ce l’hai sei muto, ma se parli con quello e basta non ti capiscono. Questo continua a cambiare il mondo, se cresce la forza diminuisce lo spazio in cui usarla, bisogna fare spettacolo in altra maniera. Il calcio oggi è scontro, urto, non calligrafia. L’Inter mi sembra meglio del Milan, più pronta per tentare l’impresa. Il Milan ha un sentimento molto forte con Gattuso ma ha anche la sua generosità. Spalletti è perfido, ha poco tempo. È arrivato a capire di dover far tutto pur di vincere. L’Inter ha più occasioni, più uomini decisivi, il Milan gioca spesso meglio, da squadra, ma con dolcezza. Col Genoa ha avuto sfortuna, ma è riuscito a vincere per l’ingenuità di Radu che respinge di pugno a non più di due metri. Poco prima Donnarumma aveva preso il gol del Genoa per un lungo giro di passaggi milanisti in area. Bisogna chiedere agli allenatori di smetterla con questi scambi di palloni davanti alla porta. Sono errori di principio e di fatto. Vanno sul conto di Guardiola, ancora una volta il primo a occuparsene, ma hanno controindicazioni troppo facili, troppo evidenti. Basta andare in pressing sui tre-quattro uomini che possono ricevere palla. Visto due volte, visto tutto. E se prendi il pallone, sei davanti alla porta. È l’intelligenza di una sera, non un nuovo mondo. Milano torna comunque nel grande calcio più interessante di prima. La prima differenza nacque con l’epoca dei commendatori, delle loro bellissime signore di fascino e gioielli. Oggi vengono con la loro finanza, la loro voglia di mondo e di speculazione. Non costruiscono Milano, vengono perché c’è già una capitale. Un presidente cinese che sostituisce un presidente indonesiano, dieci anni fa non l’avrebbe previsto nessuno all’Inter. Né nessun milanista avrebbe messo Berlusconi al Monza. Come il calcio, siamo cambiati anche noi e non sappiamo nemmeno bene chi siamo. Quanto dureranno e dureremo? Nelle confidenze del calcio si dice che il prossimo presidente ad andarsene sarà Pallotta. Singer lo ha sempre fatto dopo tre anni. E allora sbrighiamoci a riprendere l’abitudine a vincere.