Corriere della Sera, 1 novembre 2018
Moglie, chi sei tu?
Prenderò per buone le ragioni con cui Salvatore Mannino ha giustificato la sua finta perdita di memoria. Chi è persuaso di averla ancora in funzione ricorderà che l’imprenditore toscano si era schiantato sul pavimento della cattedrale di Edimburgo e al risveglio aveva detto di non sapere chi fosse. Identificato per via di un tatuaggio, alla moglie che lo aveva raggiunto in Scozia si era rivolto con la faccia tosta del miglior Sordi: «Who are you?». La commedia dello smemorato fasullo è durata poco, lasciando spazio alle sue rivendicazioni. Sostiene di avere fatto la scena perché a casa non contava più nulla. Lo aveva spodestato la suocera, opprimente come da cliché, ma nemmeno la moglie e i figli gli riconoscevano la giusta importanza. La fuga e la recita sarebbero stati il suo urlo di dolore contro il matriarcato. La vendetta narcisista di chi pensa: vi accorgerete di non riuscire a vivere senza di me.
Non lo biasimo, è successo anche al sottoscritto. Dopo un litigio in famiglia, misi due magliette nello zaino e uscii di casa, deciso a non tornarci mai più. Il pensiero di essere invocato e rimpianto mi procurava brividi di piacere. Purtroppo l’ascensore non era al piano e mi arenai sugli scalini condominiali per spiare le reazioni del mondo da lì. Ma il mondo non reagiva, sembrava disinteressato alla mia scomparsa. Dopo un’attesa che mi parve lunghissima, mi dichiarai sconfitto e suonai il campanello, spiegando che ero rimasto chiuso fuori. Però avevo sette anni.