Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  ottobre 28 Domenica calendario

Attenti al lupo! Tra miti, psicologia e letteratura

Il lupo è pericoloso e crudele? Se si po ne la domanda a “Cappuccetto Rosso”, la cui storia è già presente in una tradizione orale del Medioevo, vi risponderà di sì. Anzi, nel racconto che le dedica Charles Perrault – fine del XVII secolo – il lupo riesce a mangiare nonna e bambina e a farla franca (è poi punito dalla morale posta in calce); per i Fratelli Grimm, a metà Ottocento, è ucciso dal cacciatore (o taglialegna) che riesce a liberare le due vittime, ancora vive nella sua pancia. 
Se si escludono avare eccezioni e qualche ripensamento odierno, occorre ritornare nell’antichità per trovare un lupo buono, anche se il favolista Fedro lo tratta da prepotente. Una lupa, tuttavia, salva Romolo e Remo, finché non li accudisce il pastore Faustolo; inoltre per i romani antichi la sua comparsa prima di una battaglia era segno favorevole, perché apparteneva alla sfera del dio Marte. 
Il cristianesimo non ne migliora la condizione: diventa simbolo del nemico diabolico che minaccia il gregge dei fedeli. Soltanto certi santi sanno redimerlo: Francesco d’Assisi, testimoniano i Fioretti, ammansisce quello di Gubbio e Guglielmo da Vercelli gli mette addirittura una sella, utilizzandolo per il trasporto, giacché il lupo aveva mangiato il suo asinello (così si legge in Vita et obitu Guilielmi Vercellensis abbatis, edito a Napoli nel 1643). È sempre cattivo: Simperto di Augusta, probabilmente nipote di Carlo Magno, salva un bimbo dalle sue fauci e costringe l’animale a riportarlo alla mamma.
Tra gli alchimisti si parla di Lupus metallorum, il lupo dei metalli, che divora il leone per “liberarlo”: è un procedimento di raffinazione dell’oro impuro attraverso l’antimonio; e questo metallo fragilissimo altro non è che il “lupo grigio” del laboratorio alchemico. Poi le streghe. Nell’iconografia tardo-umanistica eccole a cavallo di un lupo; altre volte ne assumono le sembianze, giacché l’animale è identificato con il diavolo. Una storia infinita, che potrebbe continuare riportando il discorso all’antica mitologia norrena con il lupo Fenrir, figlio del dio Loki e della gigantessa Angrboða, che è stato incatenato, ma nell’ultima battaglia spezza i vincoli e divora il Sole. Odino, però, lo ucciderà in duello. O ancora cercarlo ne Il dottor Živago di Pasternak (con la rivoluzione «gli uomini come Antipov o Tiverzin, oggi sono più terribili dei lupi»), o ne Il libro della giungla di Kipling, dove si incontrano i trovatelli allevati dalla “belva”; una lupa è la terza fiera incontrata da Dante nella selva oscura.
Altre indicazioni si trovano nel libro di Michel Pastoureau Il lupo. Una storia culturale, con ricca iconografia. Dalle mitologie antiche ai bestiari medievali, da mannari e stregoni alle superstizioni moderne, questo esperto di simbolismo offre un inventario dei significati assunti dalla fiera più temuta e popolare della storia. Invece Riccardo Rao con il saggio Il tempo dei lupi ricostruisce, attraverso documenti e leggende, l’avventura di un “animale favoloso”. Il suo è un percorso che tocca, oltre la storia, letteratura, psicologia e biologia; senza escludere quei macabri ritrovamenti nei boschi italiani di lupi impiccati.
Qualcuno vorrebbe che aggiungessimo la fortunata battuta “L’uomo è lupo per l’uomo”, che si trova nell’Asinaria di Plauto. Preferiamo chiudere con quella che Gramsci riportò nei suoi Quaderni dal carcere: «Homo homini lupus, foemina foeminae lupior, sacerdos sacerdoti lupissimus» («L’uomo è lupo per l’uomo, la donna è ancora più lupo con la donna, il prete è il più lupo di tutti con il prete»). La fonte? Circolava tra gli ecclesiastici nel Medioevo.