Corriere della Sera, 29 ottobre 2018
Al Nord roghi e costi dei rifiuti del Sud
Lesmo è un piccolo Comune ai margini del parco della Villa Reale di Monza. Nel 2017 i suoi 8.500 abitanti hanno raggiunto un traguardo quasi danese: sono riusciti a differenziare il 92% dei loro rifiuti. Eppure quest’anno pagheranno il 5,6% di Tari in più.
Il Sud differenzia poco (37,6 %) e ha 777 impianti di recupero. Il Nord differenzia molto (64,2) e di impianti ne ha 4.102; eppure continua a subire i maggiori rincari. Il caso più emblematico è quello della Lombardia, con una raccolta differenziata al 68,1%, ben 1.122 impianti, e i continui aumenti della tassa sui rifiuti: a Monza (+1%), a Lodi (+3), a Desenzano Del Garda (+ 5%), a Treviglio (+6%), a Lecco (+12%), a Lazzate (+25%), soltanto per citarne alcuni.
Una nuova ondata di rincari è attesa anche per il 2019, a fronte di un servizio rimasto invariato. Ma non ci hanno sempre detto: «Più sarai virtuoso e più si abbasseranno le tasse»?
Perché aumentano le tasse sui rifiutiSecondo il giudizio concorde di operatori e amministratori locali, dipende tutto dall’articolo 35 del decreto Sblocca Italia approvato nel 2014 dal Governo Renzi, con Galletti ministro dell’Ambiente, che impone alle regioni con più inceneritori di smaltire i rifiuti provenienti da territori carenti di impianti e in perenne emergenza.
La Lombardia, prima in Italia con tredici termovalorizzatori, seguita dall’Emilia-Romagna (otto) e dalla Toscana (cinque), ha quindi aperto le porte ai Tir e ai treni speciali, carichi di eco balle, che arrivano dalla Calabria, ma soprattutto dal Lazio e dalla Campania. Nel 2016, primo anno a pieno regime con le nuove norme, quante tonnellate di rifiuti di importazione sono state trattate negli inceneritori lombardi? Impossibile saperlo con esattezza, l’unico dato è quello fornito da Ispra: 190 mila tonnellate. I numeri del 2017 non sono ancora noti, ma secondo le stime la quantità è aumentata. Sappiamo che dalla Campania sono uscite 1 milione di tonnellate in direzione Nord.
I rifiuti del sud verso gli inceneritori del nordSiccome quello dei rifiuti è un business che risponde alle leggi del mercato, i gestori degli impianti hanno alzato i prezzi: il costo del «secco» è passato dagli 82 euro a tonnellata di fine 2017 ai 110 euro di oggi; quello degli ingombranti, è passato dagli 85 euro a tonnellata ai 190 euro di oggi (+123% dal 2016). Inoltre, la capacità massima degli impianti non è più stabilita dalla quantità di rifiuti trattata, ma dal loro potere calorifico. Tradotto: più basso è il potere calorifico, più rifiuti può trattare l’inceneritore e maggiore è il guadagno per i gestori. I rifiuti con il potere calorifico più basso sono quelli «sporchi», cioè il residuo secco contaminato da altre componenti, proveniente dalle zone in cui la raccolta differenziata è meno spinta o efficace. Visto che in Lombardia la raccolta differenziata è a livelli alti, i gestori preferiscono trattare i rifiuti sporchi che arrivano da regioni come Lazio (raccolta differenziata al 42,4% nel 2016), Campania (51,6%) o Calabria (33,2%).
In sostanza, chi è stato più virtuoso viene penalizzato. Con un effetto paradossale: la Lombardia, fra le prime a uscire dalla grande emergenza degli anni Novanta, e dove per ridurre l’impatto ambientale si stava valutando la dismissione di tre termovalorizzatori (quelli di Sesto San Giovanni, Cremona e Busto Arsizio), adesso è di nuovo al collasso. E il conto lo stanno già pagando i residenti dei Comuni lombardi.
Come guadagna la criminalitàIn un contesto difficilmente controllabile si è sviluppata una criminalità «specializzata» che incassa per il trasporto e smaltimento di tonnellate di rifiuti, ma che, una volta riempiti i depositi, li abbandona o li brucia, risparmiando così milioni di euro.
I carabinieri del gruppo Noe di Milano, impegnati in tutto il Nord Italia, continuano a scoprire e sigillare capannoni stipati di rifiuti (urbani e speciali). L’ultimo a Pregnana Milanese, con oltre mille metri cubi di residui plastici. Inoltre gli incendi dolosi al nord, solo quest’anno, sono stati 29. Il fumo che ha coperto Corteolona nel Pavese il 3 gennaio scorso, proveniva dalle fiamme di un capannone industriale con dentro 1.850 tonnellate di rifiuti speciali. Il 12 ottobre, sei persone sono state arrestate con l’accusa di attività organizzata finalizzata al traffico illegale. Per alcuni di loro c’è anche l’accusa di aver dato volontariamente alle fiamme il capannone con tutto il suo contenuto nocivo. Altre 5.100 tonnellate di rifiuti industriali erano state abbandonate in un impianto di Corsico; guadagno sul mancato costo di smaltimento: un milione di euro. Uno degli imprenditori arrestati aveva già individuato altri due capannoni, uno a Levate, nel Bergamasco, l’altro in provincia di Sondrio. Per gli inquirenti, si preparava a replicare il modello Corteolona.
La plastica «sporca» che la Cina non vuole piùInfine, a incidere sull’aumento dei costi di smaltimento, c’è l’abitudine, diffusa un po’ ovunque, di buttare nel cassonetto della plastica contenitori sporchi o contaminati. Se fino a ieri non era un problema, perché la plastica di cattiva qualità riuscivamo a venderla ai cinesi, oggi ci rimane in casa. «La Cina ha deciso di smaltire e riciclare solo ciò che produce nel proprio territorio – spiega il docente del Politecnico di Milano Mario Grosso – di conseguenza gli scarti del riciclaggio oggi ingolfano il nostro sistema di smaltimento». Una tonnellata di rifiuti in plastica ben selezionati vale tra i 300 e i 400 euro. Circa 200 euro vengono pagati in origine dalle aziende che utilizzano imballaggi in plastica, per finanziare raccolta e riciclo. Il consorzio Corepla versa poi ai Comuni una cifra variabile tra 200 e 300 euro, in funzione della qualità del materiale raccolto.
«Da ogni centro di selezione escono balle costituite da polimeri di qualità, che possono essere vendute per un reimpiego industriale – aggiunge Grosso – ma il materiale scartato non è riciclabile, ed è un costo che il consorzio deve sostenere per lo smaltimento». Sono proprio questi materiali di scarto che sono stati bruciati 2 settimane fa a Milano, dove i cittadini sono stati costretti a tenere le finestre chiuse per 3 giorni.