Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  ottobre 29 Lunedì calendario

«Sono un somaro di successo». Intervista a Mara Maionchi

È dirompente, spiritosa, senza peli sulla lingua, ma con la parolaccia pronta a uscire in libertà. Ironica e testarda, intuitiva e curiosa, Mara Maionchi è sempre a caccia di qualcosa che la stupisca e le permetta di imparare. E così, oltre ad essere giudice di X Factor, dove si «prende cura» della categoria degli Under Uomini, dal 29 ottobre al 2 novembre sarà al timone di Mara impara – La nuova musica, primo format televisivo di Billboard Italia in onda su Sky Uno alle 19.25. Partiamo proprio da Mara impara. «È un’idea mia, nata dal mio desiderio di incontrare i nuovi artisti della musica italiana “usciti” da situazioni assolutamente diverse rispetto a quelle di quando facevo il discografico io, come internet o concerti, per conoscerli e approfondire la loro produzione musicale».Chi ha incontrato?
«Ho incontrato Achille Lauro, Cosmo, Myss Keta, Nitro e Takagi & Ketra. Sono stati incontri molto interessanti. Sono ragazzi capaci, pronti, preparati, con un modo nuovo di esprimersi».
Cosa l’ha stupita di questi ragazzi?
«Sono una generazione nuova, ma di fondo c’è sempre la stessa ansia di fare successo, la voglia di scrivere cose particolari. La novità è che si amministrano da soli: fanno merchandising, dischi, promozione. Venendo a mancare le grosse case discografiche, un po’ affaticate, si organizzano in proprio».
Cosa ha imparato?
«Per esempio come oggi si lancia un disco, non è esattamente come una volta. Se cerchi le sensazioni di allora non le trovi più e la gente ha imparato ad ascoltare musica attraverso altri canali, attraverso altre comunicazioni. Non so se mi servirà quello che ho imparato da questi ragazzi, però per me è stato importante capire dove siamo arrivati nel mondo musicale».
Lei viene da una discografia tradizionale, questi giovani hanno qualcosa in più rispetto agli artisti di una volta?
«Tutta la parte imprenditoriale che prima gli artisti non avevano».
E i cantanti di una volta in più rispetto alla nuova generazione?
«Avevano forse più tempo per lavorare su loro stessi».
Si incominciano a vedere matrimoni artistici tra cantanti di oggi e di ieri...
«Molti giovani spesso lavorano con artisti che vengono da un mondo più tradizionale. Si pensi a Rovazzi con Morandi o a Calcutta, che ha scritto Se piovesse il tuo nome con Elisa. Bellissima. Trovo questa commistione molto interessante; questi due mondi insieme formeranno una attività nuova, un incrocio tra il vecchio e nuovo che sarà forse il futuro».
Tra i talenti più amati oggi ci sono i Måneskin...
«Sono formidabili! Damiano, il frontman, è micidiale. Hanno fatto un’ottima performance l’anno scorso, hanno venduto molti dischi e continuano ad essere molto interessanti. Mi sembra che siano sulla buona strada e che il successo ci sia. Ma non sono gli unici giovani talenti usciti da X Factor...».
Ci dica.
«Anche Nigiotti è andato bene: ha fatto un disco e sta facendo un tour con Adele Di Palma, che era la manager della Nannini e di Fossati. Il suo incontro con Gianna è stato molto fortunato, sta promuovendosi bene. E Licitra, che sta lavorando con Nicoletta Mantovani, la moglie di Pavarotti; stanno cercando una strada particolare, giusta per lui, perché il suo rischio è diventare troppo tradizionale».
Secondo Pupo molti dei concorrenti di X Factor dovranno aggrapparsi al piano B, perché il piano A non funzionerà.
«Non sono assolutamente d’accordo».
Qual è il suo ruolo a X Factor?
«Aiutare questi ragazzi a trovare la porta dell’uscita, accompagnarli, facendo da specchio, a trovare la loro dimensione e a esprimersi meglio».
Tra i finalisti qualcuno ha l’x-factor?
«Sì, ce ne sono alcuni che hanno l’x-factor preciso, che si vede a occhio nudo. Il nostro compito è quello di assecondarli e correggerli se cercano di andare fuori strada».
L’anno scorso ha vinto X Factor, vuole replicare?
«Io non ho mai vinto niente da sola, qualche vittoria l’ho portata a casa perché avevo con me il cavallo vincente. Comunque più che altro mi piacerebbe fare un successo. Non serve necessariamente vincere per fare successo, e i Måneskin ne sono la prova. Conta lavorare bene».
A proposito di cavalli, con Rudy Zerbi ha scritto il libro Se non sbagli non sai quello che ti perdi.
«Zerbi e io abbiamo avuto una vita molto simile, abbiamo cominciato facendo di tutto e di più, abbiamo fatto la discografia e poi siamo finiti a fare televisione. In questo libro abbiamo raccontato la storia dei somari e dei cavalli di razza: noi siamo sicuramente due somari, ma devo dire che i cavalli di razza, devono lavorare quasi uguale ai somari».
Un cavallo di razza è sicuramente Adriano Celentano, che ha difeso Asia Argento e sparato a zero contro la X di X Factor, dietro la quale si nasconderebbe un mostro dal falso moralismo. Lei gli ha risposto con una battuta, mal interpretata.
«Io amo follemente Celentano, da Adriano si accetta di tutto, io non sono certo alla sua altezza. Per cui liquido questa storia con una battuta delle mie e ribadisco che a una certa età diciamo tutti, io compresa, stronzate a iosa.