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 2018  ottobre 29 Lunedì calendario

La conferenza di Palermo e il nuovo piano di pace di Salamè

Il governo italiano sta accelerando sulla preparazione della Conferenza per la Libia di Palermo. Ieri il generale Khalifa Haftar, capo dell’esercito che controlla la Cirenaica, è arrivato a Roma per vedere il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Oggi incontrerà i vertici della Farnesina, fra cui probabilmente anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.
Sempre oggi da Tripoli dovrebbe arrivare a Roma il presidente del Consiglio di Stato (” Senato") libico, il Fratello musulmano Khaled al Mishri. E mercoledì sarebbe la volta di Agila Saleh, presidente del Parlamento che si è trasferito a Tobruk, uomo politico sottomesso alla volontà militare del generale Haftar ma comunque formalmente rappresentante di una delle istituzioni disegnate dalla geometria delle Nazioni Unite.
Ma alla vigilia del summit di Palermo, per il governo italiano la notizia importante è che l’inviato dell’Onu in Libia Ghassan Salamè ha terminato l’elaborazione di un nuovo “piano di pace” per la Libia. La “road map” che aveva presentato un anno fa si è arenata da tempo, e molti si aspettavano che l’Onu facesse tesoro delle difficoltà e delle ostilità e presentasse una nuova strategia. Il nuovo piano ( che forse sarà semplicemente un” Piano A” aggiornato) verrà presentato da Salamè in video conferenza a una riunione del Consiglio di Sicurezza l’ 8 novembre prossimo. E la prima occasione per discuterne in pompa magna sarà proprio la conferenza di Palermo di lunedì 12 e martedì 13. Per questo – e torniamo agli incontri di queste ore – per Roma le preoccupazioni per un possibile fallimento della riunione siciliana sono ridimensionate. «Se l’Onu ha pronto il suo piano, Palermo diventerà innanzitutto un luogo in cui sostenere con forza le proposte di Salamè», dice una fonte che segue le trattative. Anche per questo le ansie sulla partecipazione di questo o quell’altro sono (relativamente) ridimensionate.
Nel suo incontro di ieri con Conte, Haftar ha manifestato ancora i suoi dubbi sulla utilità della sua presenza a Palermo. Fra il generale e l’Italia la fase dell’ostilità è tramontata. «Adesso guardiamo insieme a cosa è utile per la stabilità della Libia», dice una fonte diplomatica che segue il negoziato. Ma Haftar ieri a Giuseppe Conte ha detto chiaramente che non si fida di quello che potrebbe essere la conferenza di Palermo. Per questo a Roma temono che all’ultimo minuto il generale possa disertare, anche se le pressioni della Russia di Vladimir Putin richieste da Conte sono state energiche.
Haftar dovrebbe chiedere all’Italia di rispedire a Tripoli al più presto l’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone, che il governo italiano ha” congelato” dopo che lo stesso Haftar lo aveva contestato per alcune sue dichiarazioni in un’intervista televisiva.
La conferenza da Conte è stata pensata per riunire attorno a un tavolo non solo i leader politici libici più importanti, ma anche i capi di governo dei principali Paesi del mondo interessati alla Libia e al Mediterraneo. Il premier russo Medvedev, la cancelliera tedesca Merkel e altri hanno aperto uno spiraglio. E soprattutto parteciperanno molti ministri degli Esteri di Stati che non sono nel Consiglio di Sicurezza, ma che hanno interessi diretti ad affrontare il tema della sicurezza della Libia. «Il problema è che se in questi giorni l’Italia non riuscirà a garantirsi la presenza almeno di Serraj, Haftar, Agila e Mishri il tavolo libico sembrerà sguarnito, e questo potrebbe confermare una debolezza dell’Italia nel gestire il dossier Libia», dice un funzionario straniero che segue il negoziato. A questo punto il treno libico verso Palermo accelera, bisognerà capire soltanto chi ci sarà a bordo.