La Stampa, 29 ottobre 2018
Lega e 5 stelle divisi anche sui lupi
Ogni giorno in Veneto almeno un animale viene sbranato da un lupo. Una scia di sangue che ha spinto la terza commissione regionale a caricare le doppiette e ad approvare una proposta di legge che ricalca quelle delle Province di Trento e Bolzano. Un provvedimento che indica come ultima istanza la possibilità di «prelevare» i capi in eccesso dal territorio. Un termine che, secondo alcuni, di fatto apre la strada agli abbattimenti. Le delibere di Alto Adige e Trentino sono già state impugnate dal governo che sostiene che la gestione del lupo non sia di competenza locale. Per questa ragione è facile pronosticare che in caso di approvazione definitiva anche il provvedimento veneto farà la stessa fine.
Lo scontro politico
«Un rischio da correre» spiegano i consiglieri regionali, leghisti, che hanno votato a favore del cambio di rotta. Due giri di lancette e la questione diventa però terreno di scontro capace di incrinare i rapporti, in Veneto già estremamente tesi, tra pentastellati e leghisti. In un filmato di «Striscia la Notizia» il ministro Sergio Costa, area M5S, si è per l’ennesima volta schierato in difesa del lupo: «Mi vogliono abbattere i lupi, gli allevatori. Io trovo altri soluzioni senza abbatterlo. Il lupacchiotto, vogliamo ammazzare il lupacchiotto?». Apriti cielo. Nicola Finco, capogruppo della Lega in Regione, bolla l’intervento come «parole che si commentano da sole». Poi: «Non sa cosa voglia dire avere i lupi sul proprio territorio. In Veneto i lupi hanno già causato più di 340 predazioni nell’anno in corso. Forse il ministro vive in un altro mondo, probabilmente quello dei cartoni».
Non ci sono numeri precisi che descrivano la portata del fenomeno. In Veneto i lupi sono con buona probabilità una cinquantina, concentrati in quattro zone: Lessinia, Monte Grappa, Altopiano di Asiago e Agordino. Numeri distanti da quelli della Toscana dove si stimano almeno 300 esemplari. In tutta Italia potrebbero essere 2000.
«Bisogna scegliere da che parte stare – riprende Finco – io sto al fianco di chi fa sacrifici per mantenere la nostra montagna, salvaguardando la biodiversità. L’alternativa è lasciare le montagne ai lupi. Non vogliamo sterminarli ma serve un piano di contenimento come in altri Paesi dell’Ue».
Secondo la proposta di legge regionale l’ultima parola spetta comunque a Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che deciderà quanti capi «prelevare» per garantire un equilibrio tra il lavoro dell’uomo e il lupo.
Nel frattempo la Regione ha consegnato i cani da pastore per le greggi che dovrebbero tenere a distanza i lupi, ha deliberato gli indennizzi al 100% per chi subisce le predazioni, ha regalato agli allevatori i recinti elettrificati. Per la prima volta in Europa una Regione ha anche scelto di monitorare i lupi con il radiocollare. «Palliativi che non risolvono il problema» hanno detto a più riprese gli allevatori.
E monta anche il fronte del dissenso contro le doppiette. L’attore Alessandro Gassman twitta: «In Veneto l’abbattimento dei lupi diventa legale. Gli abbiamo tolto il territorio, abbiamo inquinato, deforestato, cementificato, bruciato e ora gli diamo il colpo finale. Vergogniamoci». Andrea Zanoni, ambientalista, che siede in Consiglio regionale veneto tra le fila del Pd, si spinge oltre: «I consiglieri di maggioranza che hanno proposto questa legge obbrobriosa se ne facciano una ragione. Farebbero meglio a ritirarla per evitare brutte figure».
La contesa
Il braccio di ferro sembra distante dal delineare un vincitore. Nel frattempo qualcuno ha già messo il lupo nel mirino. Il mese scorso nei Monti Lessini, provincia di Verona, un lupo è stato abbattuto a colpi di fucile. Le indagini delle forze dell’ordine per individuare il responsabile sono in corso.
Un episodio che secondo l’assessore regionale veneto alla Fauna, Giuseppe Pan, è «strettamente collegato all’alto clima di tensione che si è venuto a creare nelle aree montane del Veneto. Lo status di protezione totale e di intoccabilità sancito dalla legislazione mette in crisi l’equilibrio tra prede e predatori. Il protrarsi delle non decisioni in sede nazionale ed europea esaspera gli animi».