Il Messaggero, 29 ottobre 2018
Intervista a Umberto Guidoni
Per far progredire la tecnologia bisogna andare nel cosmo. «Se non ci fossero state le missioni spaziali, oggi non useremmo il computer portatile né il cellulare. E nel futuro, grazie alla sperimentazione extraterrestre, arriveranno tante altre scoperte in grado di migliorare la nostra vita quotidiana», dice Umberto Guidoni. First man – Il primo uomo, il film che il celebre astronauta presenterà a Trieste, ha come sfondo la missione Apollo 11: per la prima volta, 49 anni fa, portò l’uomo sulla Luna inaugurando un’epoca nuova anche dal punto di vista dello sviluppo tecnologico.
È vero che Armstrong è l’unica celebrità a cui lei ha chiesto l’autografo?
«Sì. Lo incontrai nel 1998 a Houston dove facevo addestramento per la Nasa. Mi colpì l’entusiasmo non retorico con cui raccontava la sua straordinaria impresa. E il suo carattere schivo, introverso: proprio il contrario di quello di Buzz Aldrin che scese sulla Luna dopo di lui».
Lei dov’era la notte del 20 luglio 1969?
«Al mare da una zia, davanti alla tv in bianco e nero. Avevo 15 anni, non sapevo ancora che avrei fatto l’astronauta ma ero già appassionato di fantascienza. Lo sbarco sulla Luna ci fece capire che certe avventure erano possibili e non appartenevano solo alla fantasia dello scrittore Isaac Asimov o ai fumetti di Flesh Gordon».
Il film di Chazelle descrive i costi umani della missione Apollo 11: sono davvero alti per gli astronauti?
«Non c’è dubbio. Il nostro mestiere condiziona la vita privata e la famiglia. Noi, ad esempio, abbiamo abitato a Houston per undici anni, dove nel 1992 è nato mio figlio Luca».
Quali sono gli sviluppi che la prima missione lunare ha riverberato in concreto sulla nostra vita quotidiana?
«La miniaturizzazione degli strumenti elettronici. Come ha raccontato bene il film di Theodore Melfi
Il diritto di contare, negli anni Sessanta i calcolatori erano enormi: la Nasa fu costretta a ridurre le loro dimensioni per farli entrare nella navicella. Oggi, grazie a quelle sperimentazioni, disponiamo di pc portatili e smartphone. Ma non è l’unica innovazione introdotta dalle missioni Apollo».
Quali sono le altre?
«Oggi si parla tanto di energia rinnovabile, ma è stata sperimentata già nei viaggi spaziali degli anni Sessanta in cui si utilizzarono i pannelli solari. E le celle a combustibile, la tecnologia che sta alla base delle attuali automobili a idrogeno».
E cosa dobbiamo alla sua prima missione nel cosmo, risalente al 1996?
«Un’invenzione che non si è ancora concretizzata ma che potrebbe condizionare il futuro: l’ascensore spaziale, cioè un cavo fatto di nuovi materiali destinato a raggiungere i 36mila chilometri. Sarà utilizzato al posto dei razzi per raggiungere l’orbita geostazionaria della Terra. Non possiamo prevedere quando entrerà in funzione, ma un’azienda giapponese ci sta già lavorando».
E dalla sua missione del 2001 nella Stazione spaziale internazionale, cosa è scaturito per i terrestri?
«Il riciclo dell’acqua, una pratica inevitabile in ambienti angusti come i moduli spaziali. Oggi appare di grande utilità per il futuro del mondo che sta galoppando verso la siccità. Per consentire la pulizia delle tute degli astronauti, si è pensato poi a lavatrici in grado di utilizzare pochi litri d’acqua: è anche merito dei viaggi spaziali se oggi le lavapanni consumano meno liquido e funzionano a temperature più basse».
Quali sono le prossime innovazioni tecnologiche che nasceranno dalle missioni spaziali?
«Una è la costruzione di velivoli commerciali capaci di ridurre drasticamente il tempo dei viaggi. In un prossimo futuro si andrà da Roma a New York in un’ora».
E si diffonderà presto il turismo spaziale di massa?
«La Virgin ci sta lavorando, i primi viaggiatori potrebbero imbarcarsi tra uno o due anni. Intanto l’imprenditore Elon Musk progetta di portare i turisti sulla Luna: secondo lui nel 2024, a mio parere ci vorrà di più».
A cosa ci servirà lo sbarco su Marte?
«Anche a capire se il Pianeta Rosso è abitabile: forse, a differenza dell’inospitale Luna, potrà essere colonizzato».
Ma esistono, secondo lei gli extraterrestri?
«Non credo negli Ufo: le nostre strumentazioni li avrebbero già intercettati. È invece plausibile ipotizzare altre forme di vita nell’universo: in centinaia di miliardi di galassie, non può essere abitata solo la Terra».
La tecnologia prenderà il sopravvento sugli esseri umani?
«Non c’è da aver paura del progresso. Intelligenza artificiale, robot, novità tecnologiche sono soltanto strumenti destinati a migliorarci la vita. Sta poi al nostro giudizio, politico ed etico, regolarne gli effetti».