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 2018  ottobre 28 Domenica calendario

Per riportare Leonardo da Vinci a Firenze ci è toccato chiedere a Bill Gates

Ha lasciato, scortato come un capo di Stato, la cripta opportunamente progettata e climatizzata del Gates Museum di Seattle ed è arrivato a Firenze, festeggiato come una celebrità che torna in patria dopo una lunga assenza. Stiamo parlando del Codice Leicester (o se preferite Codice Hammer) di Leonardo da Vinci: settantadue facciate sulle quali il Maestro annotò e disegnò, tra il 1504 e il 1508, i suoi studi sull’acqua e sull’ambiente. Erano gli anni in cui Firenze viveva una stagione magica – Benvenuto Cellini la chiamò «La Scuola del Mondo» – con la presenza contemporanea di grandissimi personaggi delle lettere, delle arti e delle scienze, e con Leonardo impegnato in molteplici ricerche: dagli studi di anatomia nell’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova, al tentativo di far volare l’uomo; era immerso nell’impresa, poi non condotta a termine, della pittura murale raffigurante la Battaglia di Anghiari a Palazzo Vecchio e allo stesso tempo stava studiando soluzioni avveniristiche per rendere l’Arno navigabile. Il Codice Leicester è dunque un prezioso documento che mostra il genio del Rinascimento, ormai maturo, in grado di osservare la Natura e procedere con nuove considerazioni ed esperimenti: nel quaderno di appunti non organizzati in modo sistematico e definitivo, reintegrati via via con osservazioni ci sono sottolineature, aggiunte, cancellature improvvise che evidenziano l’immediatezza della composizione ed un procedere per enunciati ed interrogativi andare oltre sempre oltre il conosciuto.

PROPRIETÀ PRIVATA Oggi il Codice è di proprietà del fondatore di Microsoft, Bill Gates, che lo ha acquistato nel 1994 per 30,8 milioni di dollari: allora parve una cifra insuperabile, ma oggi ci rendiamo conto che fu davvero un affare se paragonato a quanto un privato è arrivato a sborsare per il «Salvator mundi» (battuto all’asta a New York per 450 milioni di dollari e con la paternità ancora incerta). Ebbene Bill Gates ha permesso che il manoscritto rinascimentale uscisse dal suo museo privato per giungere a Firenze, laddove fu realizzato. L’occasione è la mostra che inaugura martedì agli Uffizi – anteprima di assoluta grandezza delle celebrazioni che si svolgeranno in tutto il mondo nel 2019 in occasione dei 500 anni dalla morte – L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci. Il ritorno in Italia dopo 36 anni, ha spiegato il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, è stato possibile grazie a un’intesa con Bill Gates «alla quale si è lavorato dal 2015, quando il Codice fu esposto a Minneapolis». Curata da Paolo Galluzzi, il tema centrale dell’esposizione è l’acqua, un elemento che affascinò sempre Leonardo e lo spinse a indagini straordinariamente penetranti per comprenderne la natura, sfruttarne l’energia e controllarne i potenziali effetti rovinosi. I 72 fogli manoscritti saranno esposti nell’Aula Magliabechiana e grazie a un innovativo sussidio multimediale, il Codescope, il visitatore potrà sfogliarne le singole pagine su schermi digitali, accedere alla trascrizione dei testi e a molteplici informazioni sui temi trattati.

PRESTITI ECCEZIONALI Oltre al Codice Leicester (che contiene riflessioni innovative anche su altri temi come la costituzione materiale della Luna, sulla natura della sua luminosità, e sulla storia del pianeta Terra, nelle sue continue e radicali trasformazioni), l’esposizione offre alcuni spettacolari disegni originali di Leonardo e fogli da codici di straordinaria importanza, realizzati in quegli stessi anni: il Del moto et misura dell’acqua dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, (la silloge seicentesca di disegni sull’ambiente e sui moti dell’acqua tratti dai manoscritti vinciani) che integra le note e gli schizzi vergati sugli stessi temi nel Codice Leicester; il celebre Codice sul volo degli uccelli, eccezionalmente concesso in prestito dalla Biblioteca Reale di Torino, compilato negli stessi mesi nei quali il maestro da Vinci realizzava il Codice Leicester. Saranno esposti agli Uffizi anche quattro fogli del Codice Atlantico, prestati dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, che illustrano gli studi vinciani sulla Luna e dove è illustrata l’invenzione della gru con cui Leonardo intendeva velocizzare le operazioni di scavo del canale navigabile che doveva collegare Firenze al mare. E ancora: due preziosi bifogli del Codice Arundel della British Library con rilievi del corso dell’Arno nel tratto fiorentino nei quali sono indicate puntualmente posizione e misure dei ponti allora esistenti e sottolineate le analogie tra i moti dell’acqua e i moti dei venti sui quali Leonardo insiste nel Codice Leicester.In mostra anche numerosi manoscritti e rarissimi incunaboli che contengono i testi utilizzati da Leonardo per la compilazione del quaderno di appunti come, ad esempio, il Trattato di architettura di Francesco di Giorgio Martini, sulle cui carte il maestro vergò 12 annotazioni, ancora una volta, sui moti dell’elemento acqua. La mostra si potrà visitare fino al 20 gennaio 2019.