La Stampa, 28 ottobre 2018
Intervista a Marianne Faithfull
Ho intervistato Marianne Faithfull nel suo appartamento sul Boulevard du Montparnasse a Parigi, in una bella giornata d’autunno.
Può dirmi qualcosa del suo nuovo album,Negative Capability?
«Molti miei amici stavano morendo, quindi ho parlato di questo. Dell’amore, della perdita delle persone e di tutto ciò che ha a che fare con l’amore, come il tradimento».
Una delle canzoni,No Moon a Paris Tonight, parla di Parigi, è un testo nostalgico?
«A Parigi capita spesso che si veda la luna dappertutto, ma non qui. È una canzone che parla del ricordo, delle tante lune che ho visto nella mia vita, ma non mi piace la nostalgia. Sono molto felice a Parigi».
Si sente a casa con i francesi?
«Sì, mi piacciono, ma ho molti amici ovunque. Una delle cose tragiche del mio nuovo album è che in questi ultimi anni sono morti tanti amici: da Anita Pallenberg a Christopher Gibbs sino a Richard Neville, che ha fondato OZ. E poi Garech Browne, il fratello di Tara, citato in quella canzone di John Lennon: A day in the life».
Ha avuto momenti difficili in Inghilterra?
«Sì. Nel febbraio del 1967, 19 poliziotti fecero irruzione a una festa nella tenuta di Keith Richards alla ricerca di stupefacenti. C’era dell’Lsd. Il processo per possesso di droga ai Rolling Stones è storia vecchia ormai, ma l’arresto mi ferì terribilmente. È lì che ho cominciato a drogarmi».
Era una celebrità?
«Ero famosa perché uscivo con Mick Jagger. Anche se mi piaceva molto sapevo che se fossi rimasta con lui non sarei riuscita a incidere un mio disco. L’avrei sposato e avrei cresciuto i suoi figli, e non era quello che volevo. Ho avuto un figlio con il mio primo marito John Dunbar, quando ero molto giovane, e mi sono detta che non sarebbe mai più accaduto. Mio figlio Nicholas ha 50 anni. Ero una sposa bambina all’inizio degli Anni 60, quando se rimanevi incinta ti sposavi. Però non riuscii a resistere a Mick. Ne fui rapita e non fu niente male».
È stato difficile stare con i Rolling Stones?
«Li ammiro e li rispetto, ma non volevo far parte di quel mondo. Era molto affascinante, un sacco di soldi, ma mi sentivo prigioniera».
Cosa è successo quando si è conclusa la sua relazione con Mick Jagger?
«Andai a vivere per strada a Soho, nessuno poteva trovarmi. Ero ufficialmente un’eroinomane. Sono uscita dalla droga due anni dopo grazie a un ottimo medico».
Per sempre?
«Da allora ogni tanto sniffo qualcosa».
Le droghe le hanno fatto perdere un sacco di tempo?
«Sì. Vorrei non averlo mai fatto».
Si è sempre sentita vicina a un certo tipo di donna eccentrica come Henrietta Moraes e Caroline Blackwood, ma non era una di loro.
«Erano molto più sofisticate di me. Anche Henrietta mi ha insegnato molto».
Ciò che la distingue è che ha avuto una sua carriera?
«Sì. È cominciata davvero con il mio disco Broken English, ma penso che anche i miei primi lavori fossero piuttosto belli».
Che genitori ha avuto?
«Mia madre era un’austriaca mezza ebrea ed eccentrica, e mio padre era un formidabile lunatico, un idealista. Era una spia del MI5».
Era una ribelle?
«Non mi sono mai considerata tale. Pensavo solo di avere il diritto di vivere come volevo, e non come avrebbe voluto mia madre: con un marito ricco e magari nobile».
Era una hippy?
«No, ma ero un po’ rivoluzionaria. Ero molto interessata alla liberazione delle donne, quasi in prima linea».
Vivere per strada e farsi di eroina non è esattamente convenzionale.
«No. Volevo scappare, allontanarmi da mia madre, dagli Stones, da tutta la società. Non so davvero perché, ma volevo solo scappare».
Perché il suo album del 1979Broken Englishha avuto un tale successo?
«Penso che sia stato uno shock, pensavo che sarei morta presto e prima di morire volevo far sapere chi fossi realmente. Ancora non lo so chi sono davvero, ma sto cercando di arrivarci».
Com’è diventata attrice?
«Mi sarebbe piaciuto frequentare una scuola di recitazione, ma non l’ho fatto. Charlotte Rampling dice che studiando sarei potuta diventare molto brava, ma sono migliorata comunque e ho fatto un film abbastanza buono, Irina Palm».
Quali dei Beatles erano suoi amici?
«Ero amica di Paul e ammiravo e temevo John. Mi piaceva molto Yoko. Siamo ancora amiche».
Cosa pensa di Internet?
«Lo odio. È tutto così falso. Mi piacciono le persone vere, mi piace guardarle in faccia. Questo è quello che mi piace quando mi esibisco in pubblico: il contatto con gente vera».
Di che cosa parlano le sue canzoni?
«Della vita. Di amore e solitudine. Del tentativo di entrare in contatto con gli altri e del bisogno degli altri».
Quale amore le interessa?
«Quello vero. L’amore per gli esseri umani, i figli, gli amici, i genitori se li hai. Principalmente per amici e parenti».
(Traduzione di Carla Reschia)