La Stampa, 28 ottobre 2018
Vite incrociate di spiaggiati.it
Non andate a cercarli sul web, li trovate nella vita reale. Non sono giovani, non hanno un lavoro fisso e un tempo lontano (quando erano giovani e non avevano un lavoro fisso) li chiamavano «non garantiti». Oggi bisogna ridefinirli. Li ha buttati a riva la marea della rivoluzione digitale. Surfisti inadeguati, non l’hanno cavalcata e sopravvivono sul bagnasciuga. Come sempre, una storia fa da esempio e rende il particolare universale. Una storia, anzi due: queste.
Ho incontrato la coppia, o qualcosa che le assomigliava, in una località turistica dell’Italia Meridionale. Lui, del Nord, più vicino ai sessanta che ai cinquanta. Aveva trascorsi professionali in un settore un tempo dalle vele gonfie, poi inabissato: quello dei servizi editoriali. I prodotti che confezionava hanno nomi da archeologia della lettura: dispense, inserti, guide, addirittura enciclopedie.
Wikipedia e famiglia hanno prodotto un maremoto nella sua tinozza. Si è trovato all’asciutto: senza più committenti né spazi di manovra. Bancarotta. Niente più linea di credito né futuro imprenditoriale. Alla crisi negli affari si è sovrapposta quella familiare. Fuori anche di casa, i tre figli lontani, al lavoro in Paesi stranieri. La ex moglie ha ottenuto l’appartamento in cui vivevano, a lui è toccata la «seconda casa» tra i boschi. L’ha venduta ed è tornato in città, ma in affitto. Non avendo flusso di cassa e vedendo erodersi il capitale ha messo il bilocale su Airbnb. Poiché la domanda era robusta, ha parametrato l’offerta. Ha affittato un monolocale (direi quasi un loculo) su una scogliera nel posto in cui l’ho incontrato e calcolato che la differenza tra spese lì e ricavi là gli garantiva un discreto reddito, almeno nel periodo che passava al Sud.
Certo, c’erano da affrontare continui spostamenti, con relativi costi. Come prima mossa ha venduto la station wagon in favore di una utilitaria usata. Come seconda è nuovamente ricorso alla sharing economy, caricando tramite Blablacar passeggeri che condividessero le sue rotte e azzerassero i costi del carburante. Quando ha finito di piazzare su eBay e Subito tutti i pezzi che gli restavano della vita precedente (dalle ventiquattrore alle cravatte alle miglia di frequent flyer di almeno tre compagnie) ha pensato di inventarsi qualcosa e, osservando una pubblicità di MasterChef, anziché iscriversi, ha aperto un home restaurant in cui due volte a settimana cucina per dieci-dodici persone (25 euro a testa), tutte rigorosamente single, attratte tanto dal menu quanto dalla lusinga degli incontri.
Apparecchia davanti al mare, il pesce lo procura lui stesso. Le prenotazioni on line sono state tante, e l’hanno indotto ad aprire una succursale al Nord, strettamente vegetariana. Pagamento, inevitabilmente, in contanti. Gli mancava soltanto un po’ di compagnia e dopo decenni di monogamia si sentiva fuori allenamento e imbarazzato. Non al punto da non poter mettere una fotografia su Tinder e, come all’alba con la canna da pesca, aspettare. Lì, più ancora che nel passaggio dalle dispense alle app, ha avuto il fremito della nuova e dirompente stagione.
Lei, quella che gli sta accanto per il tempo della schermata in cui li ho inquadrati, ha una decina di anni in meno. Italiana di seconda generazione, ha una luce dell’Est nello sguardo, ma la stella è lontana e non è detto che splenda ancora. Aveva sposato un uomo con ottime entrate. Si era fatta comprare e intestare un’attività che le era sembrata sicura e che, insieme a una villetta, le è rimasta dopo il divorzio. Si trattava di un’agenzia di viaggi, creata nell’era geologica precedente Trip Advisor, Booking e compagnia itinerante. Al posto delle dispense i cataloghi, dei rappresentanti di enciclopedie quegli impiegati che ti magnificavano resort dove non erano mai stati.
Anche lei era stata spazzata dall’onda. Anche lei affitta su Airbnb le stanze della villetta. A volte, tutte quante. E dove dorme? Ha fatto fare un grosso coperchio di legno per la vasca idromassaggio, sul quale piazza un materasso. Al risveglio: doccia, trucco, un abito di ricambio appeso vicino all’accappatoio, et voilà.
In uno dei rari viaggi di ritorno nella terra dei suoi nonni ha conosciuto uno strano tizio, con un passato da mercenario e da pianista (a momenti alterni) che gestisce nella capitale, in un container posato nel mezzo di una piazza, l’ambasciata del bitcoin. Oltrepassando quella soglia è entrata nell’universo parallelo delle criptovalute. Tornata a casa, ha piazzato una schiera di computer in cantina e si è messa a operare in «miniera». Estrae i dati necessari per consentire e confermare le transazioni tra utenti all’interno di quella che viene chiamata blockchain, ricevendo in cambio una commissione. Quando le si presenta il problema della solitudine, scorre l’album maschile di Tinder nel raggio di dieci chilometri.
Lui era a una stazione di servizio quando l’ha agganciato. Aveva un passeggero. Lei li ha raggiunti e si è seduta davanti. Non era un viaggio programmato. Non era la strada che avevano avuto in mente o sulla quale si sarebbero aspettati di trovarsi fino a poco tempo prima. Sono i tempi a decidere gli spazi, le circostanze a dettare le rotte. Dispense, cataloghi, nozze d’argento: sabbia.
Nel suo ultimo libro Alessandro Baricco chiama questo magma in cui siamo infilati il Game e lo definisce «aperto, instabile, multiforme... qui non si hanno molte vite, e quando si cade, si cade... chi si stacca, a poco a poco scivola lontano». Esiste però una piccola differenza con l’epoca precedente. Lì chi si staccava finiva sotto l’onda e affogava. Oppure naufragava su un’isola dove ricominciava con i bastoncini per fare il fuoco.
Qui ti rimandano sulla spiaggia.it con la connessione wi-fi. Resti al margine del gioco, quello dove sei stato sconfitto, e vai avanti in un trascurabile campionato minore. L’onda che ti ha travolto diventa il rivolo dove ti abbeveri. Non c’è nessuna statistica che possa dare conto di quanti siano gli spiaggiati.it e di come pratichino l’artedirrangiarsi.com. Non stanno sotto la superficie, ma di lato. Resta facile scivolare fuori da tutto, cioè fuori dallo schermo.