La Stampa, 28 ottobre 2018
Le lancette dei vecchi Stati
La scorsa notte abbiamo spostato indietro le lancette dell’orologio, adeguandole all’ora solare. Lo facciamo dal 1966, ma questa potrebbe essere la penultima volta: il cambio di ora nell’ultima domenica di marzo e di ottobre sarà abolito quasi certamente dall’Unione europea all’inizio del 2019. Ogni Paese dovrà poi decidere se adottare l’ora legale o quella solare, e tenersela per sempre.
È stato un referendum online condotto nell’agosto scorso a fare decidere la Commissione Ue, che ha invitato Parlamento e Consiglio d’Europa a modificare la «Direttiva 84» del 2000 che unifica per tutti i Paesi membri i due cambi. La grande maggioranza (l’84%) dei 4,6 milioni di cittadini che si sono espressi ha detto di essere stanca delle variazioni di orario: preferirebbe l’ora legale tutto l’anno, senza quelle due correzioni che fanno impazzire per giorni chiunque abbia un bambino o un cane, e scombussolano tutti come fosse un jet-lag.
La volontà popolare andrebbe rispettata, ma anche in questo caso non mancano i problemi. I Paesi del Nord Europa sono i più contrari all’ora legale. D’estate hanno già molta più luce di quella che vorrebbero e la Finlandia non trae ad esempio alcuna utilità nel vedere in giugno il Sole sorgere alle 4 e tramontare alle 22,50: preferirebbe l’ora solare tutto l’anno. I Paesi del Sud Europa, come l’Italia, adorano invece l’ora legale: quell’ora in più di luce garantisce languidi tramonti durante la cena al mare e ci fa risparmiare 120 milioni l’anno di elettricità, oltre a 320 mila tonnellate equivalenti di CO2. L’unico inconveniente è che anche d’inverno l’ora legale «ritarderebbe» il sorgere del Sole, che avverrebbe mentre si prende il primo caffè in ufficio dopo avere già accompagnati, al buio, i figli a scuola.
Molti Paesi extraeuropei hanno da tempo deciso per conto loro di abolire il cambio di orario. Lo hanno fatto tra gli altri la Russia, il Marocco, la Turchia, la Bielorussia, l’Armenia, la Georgia e la parte Nord del Brasile. Ma in Europa che succederà? La Germania sarebbe favorevole all’ora solare, come Svezia, Polonia, Lettonia, Lituania e Finlandia. L’Italia, probabilmente con Grecia, Francia, Spagna e Portogallo, a quella legale. Altri Paesi confinanti hanno idee diverse: il Belgio è per l’ora solare, ma l’Olanda per la legale.
L’Europa era nata proprio per rimediare a conflitti come questi, unificando le normative nel nome di un interesse comune. La libertà di scelta lasciata ai singoli Paesi complicherà non poco i commerci, i trasporti e le comunicazioni. Qualcuno già propone di istituire fusi orari basati sui paralleli invece che sui meridiani e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha detto che si troverà una soluzione per armonizzare le varie decisioni. Una frase già sentita per molte altre questioni che non sono mai state risolte: quando il 31 marzo del 2019 dovremo di nuovo spostare le lancette, mancheranno solo due mesi alle elezioni europee e quasi certamente la Commissione e il Parlamento Ue avranno ben altro cui pensare.