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 2018  ottobre 28 Domenica calendario

Ricetta verde per l’Europa

Nell’Europa politica in piena trasformazione si affaccia una novità che gareggia con populismo e sovranismo: la combinazione fra difesa del clima, protezione dei cittadini e rafforzamento dell’Europa che distingue più partiti ecologisti. Dall’Austria alla Baviera fino all’Olanda essere «verdi» ha oggi un significato molto diverso rispetto agli Anni Ottanta: allora implicava una difesa dell’ambiente di stampo ideologico, che sconfinava spesso nell’opposizione all’innovazione scientifica, nel neutralismo e nel terzomondismo fino all’aperta ostilità nei confronti dell’Occidente, a cominciare dagli Stati Uniti. Di tutto ciò resta ben poco nel programma di Katharina Schulze, 33enne leader dei verdi che la scorsa settimana in Baviera hanno raccolto i voti in fuga dai socialdemocratici e fermato l’estrema destra grazie ad un impegno per la sicurezza dei cittadini che si articola in due direzioni parallele: la difesa dai cambiamenti climatici ed il sostegno alle forze dell’ordine in ogni loro mansione. Ursula Munch, politologa di Tutzing, ritiene che in questa maniera i «verdi sono riusciti ad impossessarsi del tema dell’Heimat», ovvero della patria, coniando un approccio al nazionalismo più in sintonia con lo spirito del tempo rispetto ai conservatori della Csu alleati della cancelliera Angela Merkel. In Austria dal gennaio 2017 c’è un capo dello Stato, Alexander Van der Bellen, che all’età di 74 anni ha sconfitto nelle urne il rivale della destra sovranista con una differenza di 1,3 milioni di voti. Definendo l’essere «verde» con il sostegno non solo al Trattato di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini Ue ed all’accoglienza dei migranti ma anche ad un’Europa «più unita» e «più stabile» nel proteggere i cittadini austriaci minacciati da ogni tipologia di difficoltà. E in Olanda, nel marzo dello scorso anno, la sorpresa è venuta dal trentenne Jesse Klaver – padre marocchino e madre indonesiana – grazie ad una campagna elettorale soprattutto digitale imperniata su difesa della Terra, pluralismo e tutela dei più deboli – di tutte le generazioni – da diseguaglianze economiche e tensioni sociali.
Leggendo assieme i messaggi politici ed i successi elettorali di Schulze, Van der Bellen e Klaver ci si accorge che nascono da una declinazione del concetto di «protezione» diverso e rivale dei sovranisti. Se infatti questi ultimi promettono di «proteggere» i cittadini da disagio economico e arrivo dei migranti rimproverando all’Europa di non farlo con sufficiente efficacia, i nuovi leader verdi cambiano approccio: la protezione deve partire dal clima perché i cambiamenti evidenti minacciano tutti noi, deve includere la sicurezza personale in ogni aspetto e poiché si tratta di emergenze di vaste dimensioni solo un’Europa più forte e integrata può riuscire nell’impresa.
È un approccio all’integrazione comunitaria assai diverso da quanto abbiamo finora conosciuto: la priorità non sono il Trattato di Maastricht, gli aspetti economici, le norme bancarie o la politica monetaria bensì garantire la sicurezza dei singoli abitanti, a tutto tondo, dai bisogni più immediati e concreti. Parlando ai singoli territori nazionali partendo dalle esigenze locali, che iniziano dal clima perché è quanto viene più percepito dagli abitanti. Ciò ha portato a trovare nella tutela dell’ambiente un linguaggio comune con le giovani generazioni e nella protezione dai pericoli sociali ed economici un ponte verso il ceto medio flagellato dalle crisi socio-economiche. Nessuno può dire se tali ricette «verdi» riusciranno nel breve tempo a trasformarsi in un antidoto al populismo che ha innescato la Brexit, spazza l’Europa dell’Est e segna la politica italiana. Ma sicuramente si tratta di una novità che testimonia quanto e come l’Europa sia il palcoscenico di cambiamenti radicali. Rispetto ai quali i partiti tradizionali, popolari e socialisti, appaiono ancora in evidente ritardo.