Corriere della Sera, 28 ottobre 2018
Sondaggi: Salvini batte Di Maio, Di Maio batte Di Battista
Il Movimento 5 Stelle sembra mostrare qualche segnale di logoramento. Al di là dei dati di voto che, come evidenziato su queste colonne qualche settimana fa, facevano registrare una riduzione del consenso, ci sono altri segnali che vanno considerati. Dalla gestione della tragedia di Genova, alla vicenda della «manina», sino alle resistenze di una parte del paese sul reddito di cittadinanza, emergono, magari ancora sottotraccia, alcune difficoltà. Da qualche mese inoltre si accentuano i segnali interni di disagio. Dal presidente della Camera che ha segnato visioni differenti sul tema dei migranti e nei giorni scorsi ha evidenziato la necessità di un atteggiamento dialogante con la Ue, alle resistenze sul decreto sicurezza esplicitate nettamente dai senatori De Falco e Nugnes, fino ai malumori sulla pace fiscale. Per queste ragioni questa settimana ci concentriamo sui fenomeni interni al M5S.
Innanzitutto, è utile verificare la popolarità dei principali leader. Salvini tiene la prima posizione, con un indice di gradimento (la percentuale dei voti positivi su chi si esprime) di 58, Di Maio segue con il 51. Tra gli elettorati dei due partiti di governo, la valutazione dei due leader è simmetrica: Salvini ottiene il 74% tra i pentastellati, Di Maio il 75% tra i leghisti. Abbiamo naturalmente testato anche Alessandro Di Battista, che sembra intenzionato a rientrare nell’agone nazionale a fine anno. Il suo apprezzamento tra l’insieme degli elettori è piuttosto contenuto (indice 32, contro il 51 di Di Maio), ma si concentra fortemente tra gli elettori pentastellati dove sale a 81 punti contro i 93 di Di Maio. Roberto Fico, ottiene un indice di 42 sul totale degli elettori, superiore a Di Battista, grazie al suo ruolo istituzionale. Fra gli elettori pentastellati il suo gradimento, pur decisamente elevato (indice 71), è inferiore a quello degli altri due leader, il vicepremier e Di Battista, ma sale invece tra le forze di opposizione: lo apprezza circa un terzo degli elettori Pd e oltre un quinto degli elettori del centrodestra non leghista. Infine, Beppe Grillo, risulta avere un’immagine appannata: solo il 21% degli elettori lo apprezza (indice 24). Anche in questo caso, naturalmente, il dato cresce tra gli elettori di riferimento, ma rimane sensibilmente più basso di quello degli altri leader (l’indice è pari a 73, otto punti inferiore a Di Battista, 21 a Di Maio, ex aequo con Fico). D’altra parte, la riduzione di ruolo per Grillo è percepita dagli stessi elettori pentastellati: solo il 30% lo considera ancora un punto di riferimento fondamentale, mentre il 44% gli riconosce un ruolo ancora rilevante, per quanto conti meno, e circa un quarto pensa che ormai abbia perso qualunque influenza.
La leadership del governo rimane saldamente in mano a Matteo Salvini. Lo pensa il 44% degli italiani (contro il 9%) e quasi il 60% tra gli elettori leghisti, mentre tra i pentastellati Salvini, con il 23%, rimane sia pur lievemente sopra Di Maio (21%), in termini di capacità di indirizzare l’azione dell’esecutivo.
L’efficacia di Salvini è determinata da un mix di condizioni favorevoli, a parere di chi ritiene che lui sia prevalente: innanzitutto per le scelte programmatiche più popolari, dall’immigrazione alla sicurezza alle tasse, quindi perché gli vengono riconosciute indubbie capacità personali, inoltre perché complessivamente la Lega ha un ceto politico più esperto, infine perché l’elettorato leghista è più coeso e unito a differenza della trasversalità che caratterizza l’elettorato pentastellato.
Da ultimo abbiamo testato la percezione degli effetti del probabile rientro di Alessandro Di Battista sulla scena politica. Tra gli elettori del Movimento, il 51% pensa che avrà un effetto di rafforzamento del governo, contando sulla coesione con l’attuale vicepremier, un quarto pensa che le condizioni non cambieranno, mentre solo l’11% ritiene che indebolirà il capo politico.
In sostanza l’elettorato del M5S, nonostante alcune perplessità interne, appare piuttosto solido, e schierato a sostegno di Di Maio. Tuttavia, siamo di fronte a una leadership plurale, con la punta di Di Battista e l’apprezzamento elevato di Fico.