il Fatto Quotidiano, 27 ottobre 2018
Juve-Milan, Supercoppa a Ryad e zero imbarazzi
Ci sono 22 milioni di ragioni per dimenticarsi di Jamal Khashoggi, lo scrittore sequestrato, torturato e ucciso nel consolato saudita in Turchia, e andare a giocare una partita di pallone come nulla fosse in Arabia. Tanto incasseranno Juventus, Milan e Lega calcio per portare a Ryad la Supercoppa italiana, l’incontro che tradizionalmente si disputa tra la vincente del campionato e quella della Coppa Italia e che per l’edizione 2018 si disputerà in una data compresa tra il 12 e il 16 gennaio 2019, durante la sosta invernale.
Il contratto era stato firmato lo scorso giugno, con somma soddisfazione dei club della nostra Serie A: 7,5 milioni di euro a partita (il 90% ai due club in parti uguali, il 10% alla Lega); il doppio di quanto sborsato in passato da Cina e Qatar per ospitare lo stesso trofeo, più ovviamente le spese di trasferta e organizzazione a carico del Paese. Un affare senza precedenti. Intanto, però, il governo saudita è stato travolto dallo scandalo Khashoggi e adesso qualcuno si chiede se non sia il caso di prendere le distanze da un Paese coinvolto in un omicidio politico.
Lo ha fatto ieri, ad esempio, Luca Lotti: “La comunità civile internazionale deve far sentire la propria voce, a tutti i livelli. Credo che anche il mondo dello sport italiano non possa e non debba tirarsi indietro: va immediatamente bloccata la decisione di giocare la finale di Supercoppa italiana a Ryad”. Ma l’ex ministro dello sport non è l’unico ad aver sollevato la questione, pochi giorni fa anche i vertici di Amnesty International avevano messo in discussione l’opportunità del match: “Grandi club come Milan e Juventus dovrebbero rendersi conto che la loro partecipazione a eventi sportivi può essere utilizzata dal governo per ripulirsi la reputazione”.
In effetti da qualche tempo l’Arabia Saudita si è scoperta grande appassionata di sport. Il 16 ottobre ha ospitato l’amichevole di lusso fra Argentina e Brasile (nello stesso stadio dove si giocherà Juve-Milan), il 22 dicembre ci sarà un’esibizione di tennis fra Djokovic e Nadal, a gennaio sarà la volta dell’European Tour di golf: la nostra Supercoppa è solo un piccolo tassello di un piano ambizioso, che mira a contendere il primato nell’area ai nemici del Qatar e a costruirsi un’immagine autorevole a livello mondiale.
Il pallone italiano ha accettato ben volentieri di farne parte: del resto, non è la prima volta che per denaro la Supercoppa trasloca all’estero, e già in passato la Lega calcio non si era fatta troppi problemi etici quando si era trattato di andare a giocare in Qatar, altro Paese su cui gravano pesanti accuse di mancato rispetto dei diritti umani. L’appello è destinato a rimanere inascoltato: i presidenti non si sognano nemmeno di rinunciare a tutti quei milioni. La settimana scorsa, proprio mentre il governo saudita rilasciava le prime ammissioni sull’omicidio di Khashoggi, i tecnici della Lega calcio erano in Arabia Saudita per gli ultimi sopralluoghi in vista del grande appuntamento. È filato tutto liscio, senza un briciolo di imbarazzo. C’è di più: il contratto prevede che tre delle prossime cinque edizioni si disputino in Arabia. Il calcio italiano, dunque, non soltanto il prossimo gennaio sarà regolarmente a Ryad: ci tornerà pure in futuro.