Corriere della Sera, 27 ottobre 2018
In Germania c’è una base che simula la vita sulla Luna
Già entro l’anno alcuni astronauti europei potranno camminare sulla Luna, rimanendo sulla Terra. All’European Astronaut Center dell’Agenzia spaziale europea di Colonia, in Germania, sta nascendo una base lunare simulata dove, su una superficie di mille metri quadrati, si sta distribuendo del terriccio con caratteristiche analoghe alla regolite presente sulla superficie del nostro satellite naturale. Prelevato dalla Vulkaneifel, una regione tedesca nota per le sue caratteristiche vulcaniche situata tra il Reno e la depressione Wittlich, questa terra consentirà agli astronauti coinvolti dall’esperimento di muoversi in condizioni molto realistiche in vista di una futura esplorazione.
Il laboratorio, battezzato FlexHab (Future Lunar Exploration Habitat), sarà una struttura chiusa alimentata da un sistema energetico legato all’acqua dalla quale si ricaveranno idrogeno e ossigeno, quest’ultimo utile anche alla respirazione. Il FlexHab è soltanto una parte del Moon Village che l’Esa sta realizzando a Colonia per prepararsi alla prossima tappa cosmica che ormai sta mobilitando le grandi agenzie spaziali di Russia, Cina e Stati Uniti. Il presidente Trump ha già firmato l’atto politico che ordina alla Nasa di procedere con un programma che permetta di ritornare sul nostro satellite naturale dopo esserci sbarcati quasi cinquant’anni fa. Al piano americano collabora anche l’Esa e proprio l’altro giorno, a Madrid, la riunione preparatoria del prossimo consiglio dei ministri della ricerca europei tra i vari obiettivi ha sostenuto la meta lunare.
L’obiettivo è di realizzare una colonia del tipo analogo a quella creata in Antartide iniziando gli sbarchi nel 2025. «In meno di venticinque anni almeno cento persone potrebbero vivere permanentemente sulla Luna», spiega Bernard Foing che coordina i piani lunari in Esa. «Saranno eretti edifici stampati in 3D – aggiunge – e si potrà utilizzare il ghiaccio fuso per l’acqua. Probabilmente i bambini potranno nascere direttamente sulla Luna. Partendo da sei o dieci pionieri nel 2030, un team composto da scienziati, tecnici e ingegneri, l’insediamento potrebbe avere almeno un centinaio di componenti nel 2040. Verosimilmente si potrebbe arrivare a mille nel 2050. E potrebbero formarsi delle famiglie lunari».
Per le costruzioni si sta pensando di utilizzare il materiale locale, come hanno dimostrato anche alcune ricerche italiane condotte all’Università di Cagliari e al Politecnico di Milano. Ma il primo passo per arrivare alla colonia è la realizzazione di una stazione orbitante intorno alla Luna. A tal fine Nasa ed Esa stanno definendo le reciproche partecipazioni che si aggiungono a quelle già in atto per la costruzione della nuova astronave Orion ormai pronta. Il primo volo di collaudo è fissato nel 2020 assieme al nuovo grande vettore spaziale americano Sls, concepito per l’esplorazione profonda del cosmo al di là della stazione spaziale Iss. Il modulo di servizio di Orion, contenente motori e sistemi di alimentazione dell’abitacolo, nasce in Europa (in parte alla Thales Alenia Space di Torino).
Il passo successivo comune sarà, appunto, la colonia per la quale l’Esa sta discutendo pure con la Cina. «La base servirà per proiettarsi poi verso Marte e offrirà l’opportunità di estrarre risorse minerarie locali utili alla Terra» precisa Johann-Dietrich Worner, direttore generale dell’Esa. «Il destino dell’uomo – ha detto Roberto Battiston, presidente dell’Asi, al Festival della scienza di Genova – è nello spazio e verso una specie multiplanetaria. La Luna si offre come passo intermedio per imparare a gestire la successiva più grande colonia che si realizzerà su Marte il cui ambiente è più favorevole per un futuro habitat umano permanente nell’arco di qualche decina d’anni».