Corriere della Sera, 27 ottobre 2018
La Danimarca alza un muro al confine per difendere i maiali
Il Partito del popolo danese, conservatore, 21 per cento dei consensi, chiede da tempo che il suo Paese esca dall’area Schengen. Cioè che abbandoni il principio dell’Unione europea delle frontiere aperte. Niente da fare, fino a pochi giorni fa l’idea non aveva trovato l’appoggio di altri partiti.
Ma ecco, per usare una battuta sdrammatizzante, che più dei comizi hanno potuto i grugniti, almeno per quanto riguarda il regno animale: il Parlamento di Copenaghen ha approvato la costruzione di una rete o recinto, munita di telecamere e alta circa un metro e mezzo, che dovrebbe impedire le migrazioni di cinghiali e maiali inselvatichiti attraverso la frontiera fra Germania e Danimarca. Il «muro» verrà eretto a partire dai primi mesi del 2019, e nelle previsioni costerà una decina di milioni di euro.
Il motivo, come riferisce in un ampio servizio il New York Times, è il pericolo di un’epidemia di peste suina arrivata dall’Africa, e che dai cinghiali si trasmette facilmente ai maiali domestici, minacciando così gli allevamenti.
Il morbo già sta avanzando in Europa, ma anche in Russia e in Cina. Solo in Romania ha imposto l’abbattimento di 230mila suini domestici. Perché, pare, non ci sono vaccini che tengano. Secondo diversi ricercatori e specialisti veterinari, se un Paese vuol proteggersi, può solo bloccare al confine gli animali e poi abbatterli.
Il morbo è già presente anche in Germania, e per questo la confinante Danimarca vuol tirar su quella rete. Ma in tempi di guerriglie pro o contro l’Europa unita, e di populismi vari, anche un tema così materiale può dare lo spunto per incursioni nella politica più o meno «alta».
E così il portavoce per gli affari europei del Partito del popolo ha proclamato sul suo profilo Facebook: «Urrà! Urrà! Dovremmo aggiungere a quella rete un paio di metri, per tenere lontani non solo i cinghiali, ma anche gli immigranti illegali, coloro che chiedono asilo, e gli avventurieri!».
Lo stesso partito – che sostiene con altri il governo attuale di centrodestra – ha chiesto al ministro della Giustizia di «prendere due uccelli con un solo sasso», e cioè di usare le telecamere «anti-cinghiale» per scoprire altri migranti sgraditi, questa volta a due gambe.
La polemica è appena iniziata, ed è anche tecnica. Perché certi ricercatori sostengono che le rete non servirà a granché, vista la forza e l’astuzia proverbiale dei cinghiali, e la loro capacità di coprire lunghe distanze superando mille ostacoli, quando sono spinti dalla fame. Forse, al loro posto, resteranno prigionieri della rete cervi, alci, e altri animali protetti dalle normative Ue. Insieme ai vecchi principi di Schengen .