il Fatto Quotidiano, 25 ottobre 2018
Chi è Angelo Ciocca, lo scarparo leghista
Il leghista che ha timbrato con la suola della sua scarpa “made in Italy” la relazione dell’“euroimbecille” Pierre Moscovici è in tutta apparenza un europeones: un parlamentare di retroguardia a Strasburgo che sfrutta un palcoscenico improvvisato per il suo quarto d’ora di notorietà.
E invece l’onorevole Angelo Ciocca è tutt’altro che uno sconosciuto: con i suoi 254 mila follower su Facebook è il terzo politico della Lega sul web, più di lui ne hanno soltanto Matteo Salvini e Luca Zaia. Questo pubblico numeroso e affezionato non si è raccolto sulla sua pagina a causa dell’eroica pedata alla burocrazia europea: erano già tutti lì, la fanbase di Ciocca è aumentata solo di 2 mila unità nell’ultima settimana.
Salvini l’ha rimproverato bonariamente, ma Ciocca pare molto consapevole del suo status. La scarpata è un nuovo distintivo, un gesto già messo a profitto: nell’immagine profilo della sopracitata pagina Facebook posa con l’italica suola (numero 41) in bella vista. Chiaramente non è pentito: “Ho fatto quello che avrebbero fatto molti italiani”, ripete nel lungo giro d’interviste, ora che i media tradizionali si sono accorti di lui. “Il messaggio – spiega – è che adesso chi calpesta le nostre necessità deve fare i conti con noi, che non stiamo più in silenzio”.
Il nostro, cresciuto a San Genesio ed Uniti, provincia pavese che più leghista non si può, è conosciuto con doppio soprannome: “Bulldog” per tenacia politica e “Brad Pitt” per discutibile somiglianza. La scarpata è solo l’ultimo colpaccio, ecco un breve elenco incompleto delle “cioccate”: a luglio propone di applicare un collare elettrico ai detenuti dopo una sommossa nel carcere di Pavia; ad aprile sale al sesto pieno del Policlinico San Matteo (sempre Pavia) e presenta il conto a un albanese ferito durante una tentata rapina (“Ci sei costato 6.500 euro, devi tornare a casa tua, chiedi scusa agli italiani”); a febbraio entra in aula a Strasburgo con un orologio gigante per protestare contro l’abolizione dell’ora legale; nel 2014 prende a martellate una slot machine per protestare contro il gioco d’azzardo.
Fin qui il folklore. Poi ci sono i voti, quelli veri: alle Regionali lombarde del 2010 Ciocca è recordman con 18.910 preferenze (il “Trota” Renzo Bossi, per dire, ne prende 12.893). È l’anno del fattaccio: i Ros intercettano Ciocca con un uomo ritenuto il referente delle ’ndrine nella provincia pavese. La conversazione riguarda gli sforzi per far eleggere candidati graditi ai calabresi nelle Comunali di Pavia. I candidati in questione non vincono, mentre l’uomo con cui parla – Pino Neri – sarà arrestato e condannato: Ciocca non viene neanche indagato.
E nessuna indagine, ci mancherebbe, sul misterioso titolo di studi del pedatore leghista. In alcuni documenti sul web, l’eurodeputato risulterebbe laureato in Ingegneria civile presso l’Università nicaraguense Paulo Friere. L’ateneo non gode di gran fama: nel 2008 è stato coinvolto in un piccolo scandalo per aver elargito “almeno 54 titoli in diversi corsi di laurea a cittadini italiani che non hanno frequentato una singola lezione, che non parlano spagnolo e che non sono mai entrati nel Paese” (da un articolo di El Nuevo Diario). Le più recenti versioni del curriculum non riportano la laurea nicaraguense. A Un giorno da pecora, il nostro ha spiegato: “Andate sull’albo dei dottori commercialisti della provincia di Pavia e troverete un Angelo Ciocca, 1975, sono io. Ci tengo però a precisare che non esercito l’attività”.
In curriculum, quella sì, c’è una condanna della Corte dei Conti lombarda per danno erariale: “spese pazze” con i rimborsi da consigliere regionale (tra cui un doppio scontrino per l’acquisto di un unico tablet).