il Giornale, 25 ottobre 2018
Gloria Guida conduttrice
«Avrò avuto 11, 12 anni. Era estate, con papà eravamo in un locale balneare, dove c’era un piccolo palcoscenico. Lui mi ci catapultò sopra, letteralmente. Canta!, m’intimò. E io: Ma cosa canto?. Quello che ti pare!. Così, coll’incoscienza dei bambini, gorgheggiai A chi di Fausto Leali. Beh: l’applauso che ricevetti non lo dimenticherò mai». Se chiedete a Gloria Guida qual è stato uno dei momenti più importanti della sua vita, vi racconterà questo precoce inizio di carriera. Ed è proprio facendo la stessa domanda che col programma Le ragazze, domenica in prima serata su Raitre – la cantante e attrice, già stella della commedia sexy e quindi del teatro leggero anni 70, a 62 anni debutterà anche come conduttrice televisiva.
Strano. Pensavo che alla domanda su un momento importante della sua vita lei avrebbe risposto con quello del suo incontro con Johnny Dorelli.
«Oh: ma quello è stato il più importante di tutti! Era il 1979, Garinei e Giovannini mi scelsero per la parte della protagonista accanto a Johnny nel musical Accendiamo la lampada. Fra poco saranno quarant’anni che ci amiamo. Continuai a fare teatro con lui, poi gradualmente abbandonai tutto. Per almeno dieci anni sparii da tutte le scene. So cosa sta pensando. Non fu Dorelli a impormelo. Fu una mia libera scelta».
E solo oggi, quarant’anni dopo, l’inatteso debutto televisivo. Come mai?
«Beh: in tv avevo fatto una fiction, Fratelli Benvenuti, e ho partecipato alla prima edizione di Tale e Quale Show. Ma nella vita c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare, no? Io, poi, sono sempre stata curiosa. È per curiosità che ho attraversato la canzone, il cinema, il teatro, la fiction. Mi rimaneva la conduzione. E mentre registravo Le ragazze pensavo In queste vesti mi ricordo qualcuno.. Ah, si: Alberto Angela!».
Che ne dice Dorelli della sua nuova attività?
«Ne è entusiasta. Lui che di solito osserva con cautela le mie scelte, stavolta l’ha condivisa in pieno».
Nelle sei puntate de Le ragazze lei incontra trenta donne, cinque a serata, di tutte le età e campi, famose o no, di successo o meno. Quale l’ha colpita di più?
«La più emozionante è stata una vecchissima ex-balia. Mestiere che non esiste più ma nel quale io mi sarei trovata benissimo. Dare agli altri qualcosa di essenziale di sé: dev’essere magnifico. Ciascuna di loro, però, è stata un’emozione. Perché queste sono storie personali. Ma diventano anche collettive».
E nella loro varietà c’è un filo comune che le lega?
«L’immagine del padre. Nel bene come nel male è il padre, il primo uomo che ciascuna di noi ha conosciuto. Il mio, io, l’adoravo. Era romagnolo, faceva il barman (anzi è stato campione mondiale) e devo a lui se, quel giorno d’estate, è iniziata la mia splendida avventura».
Ben presto però abbandonò le velleità canore e cominciò a fare le pellicole sexy degli anni 70: titoli cult ma tutto sommato innocui come La novizia, La liceale, L’infermiera di notte...
«E le mie scene sotto la doccia, o spiate dal buco della serratura hanno fatto epoca. Sono film che ebbero successo allora e forse ne hanno ancora di più oggi. Che vuole che le dica? In fondo, nel mio piccolo, m’inorgoglisce essere entrata a far parte di una certa parte di storia del costume».
E, complice una forma a dir poco smagliante, continua ad essere il sogno erotico di molti...
«Fantastico! Soprattutto alla mia età. I miei 62 anni me li tengo tutti. Con un solo rimpianto. Ho smesso troppo presto di giocare. E sono stata troppo poco semplicemente una bambina».