Corriere della Sera, 24 ottobre 2018
Quel lavoro al Nord che non piace più
«AAA operaio cercasi, stipendio buono, assunzione tempo indeterminato». Bepi Covre, proprietario a Oderzo, nella grassa provincia trevisana, di un’azienda metalmeccanica che fa componenti per l’arredamento e di un’altra che fa tavole e sedie (soprattutto per Mondo Convenienza, «roba buona perché alla prima “carega” che si rompe, nel nostro settore, hai chiuso»), dice di avere cercato a lungo personale da assumere.
«Ne abbiamo 250, ce ne servivano quaranta. Non sono poche, quaranta assunzioni a tempo indeterminato. Con un stipendio di partenza intorno ai 1.300 o addirittura 1.500 euro. Niente da fare. Alla fine, dopo il “decreto dignità” di Di Maio, ne ho presi una decina qui della zona e una trentina di varia provenienza. Rumeni, moldavi, indiani, bosniaci, africani... Residenti in Italia, magari nati in Italia, scolarizzati in Italia. Gente che non fa problemi a spostarsi e andar a lavorare dove c’è il lavoro. Gli diamo anche una mano a trovar casa...». Meridionali niente? «Zero. Solo uno, Piero, viene da Norcia, dove aveva perso il lavoro a causa del terremoto. L’ho assunto e son contento. Come è contento lui».
È tornato a tifare (è stato anche sindaco di Oderzo e deputato a Montecitorio) per la «Liga Veneta» del «León che magna el terón»? Ride: «Ma va là! Figurarsi! La Lega mi ha perfino espulso perché non sono d’accordo su troppe cose... Il punto è che qui sì, il lavoro c’è. Ma, dispiace dirlo, non troviamo giovani meridionali disposti a venir su. Non solo io, anche tanti colleghi. C’è un mio amico, importante fornitore di Ikea, oltre 1.200 dipendenti, che ha incaricato le agenzie interinali di fare scouting al Sud per cercare lavoratori disposti a trasferirsi in provincia di Pordenone. Non per lavori in miniera... Soprattutto periti, tecnici, operai specializzati... Niente da fare. Pensi che siamo arrivati a “prenotare” ragazzi che vanno ancora a scuola...». Orgoglioso di non avere mai lasciato a casa nessuno neanche negli anni più duri («Nel 2009 abbiamo ridotto l’orario per qualche mese, poi gli ordini sono ripartiti dall’estero, dove esportiamo il 60%») sospira: «Non so come andrà a finire col reddito di cittadinanza... Mah...».