Corriere della Sera, 24 ottobre 2018
De Filippi ospite dei salotti Rai e le regole della concorrenza
Se vogliamo vivere in un Paese serio, o presunto tale, la domanda che dobbiamo porci non è quella di sapere chi ha telefonato al dg della Rai per «censurare» l’ospitata di Maria De Filippi nel salotto pomeridiano di Caterina Balivo. In un Paese serio, o presunto tale, che s’interroga ancora sulla funzione del servizio pubblico, la domanda è questa: perché la De Filippi dev’essere invitata in Rai? Perché ospite di «Che tempo che fa», perché la co-conduzione del Festival di Sanremo? Nessuno discute la professionalità della De Filippi, nessuno mette in dubbio che faccia alzare gli ascolti, ma la signora lavora per una rete concorrente. Il nuovo dg della Rai, Fabrizio Salini, che è uomo di mondo e di tv, sa benissimo che nei grandi network stranieri esistono delle ferree policy aziendali. Per esempio, i dipendenti, o artisti con contratti in esclusiva, non possono partecipare come ospiti a programmi di reti concorrenti se non in rarissimi casi concordati con l’editore. E vale, ovviamente, anche il contrario: se chiami una figura di punta di una rete concorrente, devi concordare l’invito con il tuo editore (Salini o il trio Conte-Salvini-Di Maio?). Da noi vige una specie di consorteria provinciale, dove ci s’invita a vicenda. Abbiamo visto persino consiglieri d’amministrazione della Rai partecipare a programmi della concorrenza per parlare male della Rai. Naturalmente nel nome del bene supremo della libertà d’espressione e di un concetto molto elastico di servizio pubblico. Mai che uno si dimetta un attimo prima di criticare. S’invita la De Filippi (lei come chiunque altro) e poi si parla di orgoglio Rai, e poi si parla della più grande azienda culturale italiana, e poi si parla delle forze interne sottovalutate. Se vogliamo vivere in un Paese un po’ più serio, sarebbe bello cominciare anche dal servizio pubblico, dove ora ognuno fa e dice quel che gli pare.