la Repubblica, 24 ottobre 2018
Da "Ignoto 1" al colpevole, il caso è chiuso
Oltre 80 milioni di libri, 1,687,5 Terabyte: tante sono le informazioni che in un solo secondo forniscono i gameti. Un potere enorme nelle mani dei pool investigativi che si avvalgono di dati genetici per risolvere crimini complessi. Gestendo questa mole di informazioni, da una sola traccia biologica è possibile identificare con sicurezza i cosiddetti “soggetti ignoti”. In pratica, procedendo in maniera analoga alla nota teoria dei sei gradi di separazione, il responsabile di un reato può essere rintracciato utilizzando i dati genomici presenti nei database per attribuire la famiglia di appartenenza.Nessuna rivoluzione avviene tuttavia a costo zero: gli esperti lo chiamano” rischio sociogenetico”, ovvero l’impatto che le scoperte derivanti dall’analisi genetica hanno sulla vita delle persone indirettamente coinvolte. Tutti, apparentemente, siamo favorevoli all’utilizzo dei test del Dna per la cattura di criminali: all’autore del Golden State Killer si è arrivati mediante i dati presenti in un sito per analisi genetiche. Siti numerosi, e che le persone comuni utilizzano per ricerche ancestrali, test di paternità o ragioni mediche, ma che possono determinare conseguenze inaspettate, quali la scoperta di figli e fratelli illegittimi, adozioni non rivelate e molte altre dinamiche capaci di sconvolgere equilibri sociali e familiari per più generazioni.Nel caso di Yara Gambirasio, il materiale genetico è stato fornito spontaneamente, permettendo la creazione di un enorme database da destinare alle indagini. Le tracce di Dna rivenute sulla vittima non portano inizialmente a niente, il profilo dell’assassino viene definito” Ignoto 1”. Vengono raccolti campioni di Dna di familiari, parenti e conoscenti della vittima. Poi le indagini si allargano: si raccolgono i campioni di un locale situato vicino al luogo del ritrovamento. E arriva il primo risultato: un giovane che frequentava questo locale, Damiano, ha un profilo genetico del cromosoma Y parzialmente compatibile con quello di” Ignoto 1”, ma è estraneo all’omicidio, trovandosi all’estero al momento dei fatti. Tra polemiche e difficoltà di varia natura si procede con le analisi: si raccolgono migliaia di campioni di Dna, senza ulteriori riscontri oggettivi. Ma è a quel primo risultato che è necessario ritornare. Seguire le tracce genetiche, ricostruire l’albero genealogico. Si arriva ad uno zio di Damiano morto da tempo, Giuseppe. Le analisi statistiche portano alla conclusione che Giuseppe è il padre di “Ignoto 1”, l’assassino di Yara. Il profilo combacia. Giuseppe è stato sposato con una donna da cui ha avuto tre figli, una femmina e due maschi, ma il profilo genetico di questi ultimi non sembra avere nulla a che vedere con” Ignoto 1”, per cui capiamo che l’unica soluzione per dare coerenza al quadro è che” Ignoto 1” sia un figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, nato da una relazione extraconiugale. Eccolo, in carne e ossa, il rischio” sociogenetico”. Tra gli abitanti di quella piccola frazione comincia a salire molta irritazione, si sentono sotto accusa, offesi. Si procede con l’esumazione del cadavere di Giuseppe Guerinoni, cui viene prelevato un femore: le analisi del Dna sono effettuate con 29 marcatori. E arriva la conferma: è il padre naturale di” Ignoto 1”. Tutto il resto è cronaca nota. Da un punto di vista prettamente scientifico quello di Yara è un caso che ha fatto scuola per il valore delle intuizioni e l’impostazione metodologica del rapporto fra scienza e indagini investigative.Il progredire della scienza e delle tecniche ha permesso di raggiungere risultati prima impensabili, come nel caso di Provenzano: tracce di Dna rinvenute in tessuti ospedalieri di un ospedale di Marsiglia, dove si sospettava un suo ricovero, sono state confrontate con le tracce di un fratello, ricoverato in un altro ospedale. La scoperta del legame fraterno ha permesso di segnare un percorso che ha portato fino a lui.La scienza, ovviamente, non può e non deve ignorare le grandi implicazioni di tipo etico che questo tipo di conoscenze comportano. Va impedito che i dati genetici siano utilizzati per finalità che non erano previste ed autorizzate al momento delle analisi. La” sociogenetica” offre l’opportunità di approfondire la discussione bioetica sulla tutela dei dati personali alla ricerca dei metodi migliori per coniugare l’interesse scientifico e sociale con i diritti della persona.