Il Messaggero, 24 ottobre 2018
De Gregori in tour a New York torna e fa Anema e core deluxe
«Voi suonate qualcosa, io prima o poi arrivo». «Poi», per Francesco De Gregori, significa dopo la sigaretta, accorciata di fretta in camerino, o su un marciapiede di New York, prima di raggiungere i suoi musicisti sul palco. Lo si vede così com’è, prima, durante e dopo i concerti del 2017 fra Europa e Stati Uniti, nel documentario Vero dal vivo del fotografo e regista Daniele Barraco, presentato stasera alle 22,30 alla Sala Petrassi dell’Auditorium per la Festa del Cinema di Roma e poi in onda il 1° dicembre alle 21.40 su Rai3.
A PIEDI NUDIOttanta minuti in cui il cantautore romano, stavolta senza barba e cappello, si lascia spiare alle prove, mentre gioca a biliardino o suona l’acustica a piedi nudi in una stanza d’albergo. Un viaggio on the road che fa tappa a Monaco, Zurigo, Bruxelles, fra giovani che hanno ereditato le sue musicassette dai genitori e bimbi che non hanno più paura di sbagliare un calcio di rigore dopo aver ascoltato La leva calcistica della classe 68.
A Parigi suona al Bataclan, con i buchi dell’attentato di tre anni fa sui, ma lui evita qualsiasi retorica, rispondendo con l’emozione della normalità. In linea con il docufilm, dove chiama ogni sconosciuto «Capo», affonda in lunghi silenzi, canta Singing In the Rain sotto la pioggia o beve brandy al pub inglese e si preoccupa se non c’è un posacenere: «È brutto segno». De Gregori inedito e ironico, qui vive la musica e non parla mai di sé. Lo fa la sua band: «È un grande musicista oltre che un grande autore. Migliora sempre e ha bisogno di rinnovarsi, pur potendo tranquillamente vivere di rendita».
DISCO D’INEDITIInterpreta Generale, non tralascia Buenos Aires e Buonanotte Fiorellino e si fa seguire nella Grande Mela, quasi un approdo, a 66 anni, al Town Hall che calcò il suo amato Bob Dylan. È come se si chiudesse un cerchio, per ripartire, si mormora, il 20 novembre con un disco di inediti. Un’altra prima volta è ai Real World Studios di Peter Gabriel, per registrare Anema e core con la moglie Chicca (Alessandra Gobbi) e gli archi del Gnu Quartet. È la famosa canzone napoletana il filo rosso che conduce il Principe al presente. La canta in tour con la «sposa» al suo fianco da 40 anni: «Mi piace il suono delle nostre due voci. L’abbiamo portata dal vivo all’estero e commuoveva immediatamente, era un forte richiamo di appartenenza per gli italiani. Così è nata l’idea di fissarla su disco, investiti di entusiasmo e incoscienza». Anema e core, disponibile da venerdì, è un’opera-disco, nata dall’incontro con l’artista Mimmo Paladino. La sua xilografia originale è unita al vinile 10, realizzata nella storica stamperia romana dei Fratelli Bulla in una tiratura di 99 esemplari numerati e firmati (sui siti IBS e Feltrinelli al costo di 1200 euro, poi esce in versione più commerciale): «È un gesto artistico in un’epoca di musica liquida», ha spiegato ieri De Gregori, «non volevo una riproduzione seriale ma un’edizione d’arte. Sono vittima del bello e mi piace invadere e farmi invadere, perché gli innesti imprevedibili sono i più interessanti. Molti considerano la prevedibilità una garanzia di successo e così non è. Noi abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo».