Libero, 24 ottobre 2018
I preti vanno al mercato a cercare la gente da confessare
«Si chiudono dentro un armadio per ascoltare i fatti nostri e poi ci fanno pure la predica», osservava sferzante lo scorso anno il comico Maurizio Crozza vestendo i panni del direttore Vittorio Feltri, a proposito dei preti. (...) :::segue dalla prima AZZURRA NOEMI BARBUTO (...) Eppure oggi, nell’era dei social network in cui fatti e misfatti propri ed altrui vengono resi pubblici e messi in mostra senza filtri sulla rete, la confessione è sacramento ancora più desueto del matrimonio. Siamo passati dalle crisi di coscienza alla crisi della penitenza. Insomma, non va più di moda narrare i cavoli propri a chi sul pianeta Terra fa le veci di Dio. E le orecchie dei sacerdoti non odono più i racconti peccaminosi e piccanti dei fedeli che si pentono delle loro azioni pochi minuti prima di varcare la soglia della chiesa salvo commettere i medesimi errori subito dopo, contando sul fatto che la settimana seguente faranno nuovamente il ?mea culpa?. Dunque, agli ecclesiastici non resta altro da fare che girarsi i pollici nelle ore un tempo deputate all’accoglimento degli sbagli poiché nella casa del Signore non si vede più anima viva. Le spiegazioni sono due: o non pecchiamo più – il che è improbabile, considerato l’andazzo generale del mondo – o ci siamo semplicemente stufati di recarci in chiesa per stendere l’elenco dei nostri vizi davanti a qualcuno che farà finta di scandalizzarsi e poi ci assolverà assegnandoci il compito di recitare un Ave Maria o un Padre Nostro. AFFATTO RASSEGNATI A codesta disaffezione dei cristiani al sacramento della penitenza non si sono rassegnati i parroci di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, i quali ogni lunedì raggiungono il mercato cittadino per mettersi a disposizione di uomini e donne desiderosi di pulirsi la coscienza, quella cosa che di solito, al pari di una toilette dell’autogrill, resta linda al massimo per cinque minuti. Così, tra un acquisto e l’altro, passando dalla bancarella del pesce a quella della frutta, è possibile anche essere assolti da Gesù Cristo tornando a casa più mondi e a cuor leggero. Ci vengono in mente le parole del papa, quando nel giugno del 2017 invitò i cattolici a «non dire i peccati come se fossero una lista di prezzi al mercato». Certo che ora diventa facile confondersi. Anche perché in quel tipo di ambiente convulso manca il silenzio necessario al raccoglimento. Insomma, non è bello udire urla e chiacchiere mentre si sta per svelare al proprio prete di fiducia una condotta imbarazzante. Tuttavia, forse per l’originalità dell’iniziativa, molti fedeli si sono dichiarati entusiasti di poter massimizzare il proprio tempo facendo la spesa e confessandosi nello stesso luogo e alla stessa ora. A DOMICILIO Qualcuno ha commentato che preferirebbe che il sacerdote si recasse direttamente a domicilio, magari prendendo appuntamento tramite un’applicazione apposita scaricata sul proprio smartphone. Qualcun altro ha proposto invece che un confessionale venga allestito all’interno di tutti i centri commerciali, aree che la domenica sono più frequentate delle chiese. Insomma, i peccati non ci mancano, ma siamo diventati così pigri da preferire che sia il Signore a venire da noi e non noi a raggiungerlo, proprio come faceva la montagna con Maometto. Nell’epoca in cui basta un click per avere recapitati pasti completi, viveri, medicine, scarpe e vestiti, vorremmo che ci citofonasse oltre al fattorino in bicicletta anche il sacerdote: ?Caro, sono qui per annullare tutti i tuoi peccati?. ?Salga pure, quarto piano?. Il condono è fatto. Almeno questo. Ed il posto in paradiso assicurato. Amen.